Il suo nome era già finito sotto i riflettori delle cronache locali poco più di due mesi fa, dopo la sospensione della partita tra Olmo e Area Calcio, valida per il campionato Giovanissimi regionali, dello scorso 4 febbraio. Stamattina, martedì 10 aprile, Seldi Coku, giovane arbitro della sezione Aia di Cuneo, è tornato “protagonista” sulle pagine de “La Stampa” nazionale, in un articolo firmato da Guido Tiberga a pagina 15:
“In campo pugni e insulti perchè sono albanese”, questo il forte titolo del pezzo, rimbalzato, commentato e condiviso anche sui social network. Una problematica, quella della violenza nei confronti dei direttori di gara, che più volte abbiamo affrontato in questo spazio, con la nostra rubrica
“Controcalcio” e con
l'intervista all'ex fischietto di Serie A Luca Marelli. Un problema concreto, reale, che non va sottovalutato o minimizzato. Questo specifico caso, però, merita di essere approfondito.
Già, perchè la situazione riguardante il sig. Coku della sezione di Cuneo, che racconta di essere stato più volte “insultato, minacciato e picchiato”, lascia più di una perplessità. Per comprendere al meglio il quadro serve riavvolgere il nastro del tempo e tornare a quell'ormai famigerato Olmo-Area Calcio del 4 febbraio scorso. Gara sospesa dall'arbitro cuneese con sconfitta a tavolino inflitta all'Olmo (che in campo stava vincendo 2-1), due mesi di squalifica (fino al 9 aprile) a C.A.C., giocatore cuneese, e 100 euro di ammenda alla società. In quella partita il giovane giocatore dell'Olmo, dopo un battibecco con un avversario, fu espulso insieme allo stesso (anche lui squalificato per due mesi): da lì i due sarebbero venuti alle mani, “picchiandosi violentemente con calci e pugni per almeno 30 secondi”. O meglio, questa fu la descrizione fornita dall'arbitro nel suo referto, che però, come vedremo, lascia più di un dubbio. Dopodichè, sempre stando a quanto riportato dal sig. Coku, un dirigente dell'Olmo avrebbe invaso il campo minacciandolo ed insultandolo, mentre alcuni tifosi lo imitavano dalle tribune. Scene da Far West, quelle riportate dal fischietto cuneese, che sostenne poi di aver potuto lasciare l'impianto (tra gli insulti dei tifosi dell'Olmo) solo grazie alla protezione della Polizia da lui stesso chiamata nel frattempo.
Un caso che fece scalpore. L'Olmo, finito nella bufera, non stette a guardare, smentì quanto riportato dal direttore di gara sul referto e presentò ricorso contro la squalifica per due mesi inflitta a C.A.C.: non contro la sconfitta a tavolino, segnale di come per gli olmensi non fosse il risultato la priorità, bensì la reputazione del ragazzo e della società stessa. Un ricorso di 20 pagine documentato da fotografie delle due squadre amichevolmente raggruppate dopo la sospensione della gara, dalle testimonianze dei presenti e da una precisa ricostruzione dei fatti, del tutto discordante da quella fornita dal sig. Coku: di vero, insomma, ci sarebbe stato solamente il battibecco tra i due giocatori, che si sarebbero limitati a qualche leggera spinta. Poi, nient'altro: nessuna rissa, niente calci e pugni, nessuna invasione di campo, nessun assedio allo spogliatoio dell'arbitro, che secondo quanto riportato nel ricorso avrebbe poi lasciato l'impianto autonomamente, accompagnato dal padre, senza bisogno di essere “difeso” dalla Polizia.
Chi scrive non era presente il 4 febbraio presso gli impianti sportivi nell'Olmo e non può affermare con assoluta certezza quale sia stato il reale andamento dei fatti, ma a destare più di una perplessità su quanto riportato dal sig. Coku nel suo referto è proprio la risposta data al ricorso dei cuneesi dalla Corte Sportiva d'Appello: “Ancorché il fatto sia grave e meriti di essere sanzionato, - si legge nel comunicato - esso non riveste i caratteri di violenza tali da giustificare l'entità della sanzione inflitta”. La squalifica, così, è poi stata ridotta di un mese (fino all'8 marzo) sia per il calciatore dell'Olmo che per il suo avversario dell'Area Calcio, “protagonisti” del battibecco e della presunta rissa. Insomma, è stata in sostanza la stessa Corte Sportiva d'Appello a smentire la ricostruzione dell'arbitro cuneese, sottolineando come “non sussistessero i caratteri di violenza” descritti invece con dovizia di dettagli dal sig. Coku.
E ancora, è lo stesso arbitro a “smentire sé stesso” nella sua intervista rilasciata a “La Stampa” di stamattina. Nel referto dello scorso 4 febbraio raccontò infatti di essere stato minacciato da una persona entrata in campo, mentre nell'intervista gli invasori raddoppiano e diventano due. Nel referto raccontò di aver lasciato gli impianti di Piccapietra scortato dalla Polizia, mentre ora, a due mesi di distanza, sostiene di essersene andato insieme ad un dirigente della Sezione “corso in suo aiuto”, quando la Polizia già non c'era più.
A due mesi dal presunto “caos” di Madonna dell'Olmo, la sospensione della gara tra Auxilium Cuneo e Olimpic Saluzzo (Allievi Provinciali 2001) di domenica mattina, 8 aprile, in cui il sig. Coku sostiene di essere stato colpito con un pugno nello stomaco da un giocatore saluzzese a seguito di un'epulsione. Il presidente dell'Olimpic Saluzzo Carlo Calvo ricostruisce i fatti: “C'è stato un fallo da ultimo uomo, l'arbitro ha espulso un nostro giocatore. In quel momento un altro nostro ragazzo si è avvicinato per protestare e gli ha appoggiato un dito sulla spalla, mentre un terzo lo ha insultato: sono cose che non devono accadere e accetteremo di buon grado le giuste squalifiche, ma mi sembra assurdo leggere su un quotidiano nazionale di “razzismo” e “pugni” da parte dei nostri tesserati”. Ed effettivamente, la ricostruzione dei fatti non riporta episodi di discriminazione razziale. Da parte della società saluzzese, insomma, un secca smentita: “La situazione era tornata alla calma in pochi secondi, - versione confermata anche dai dirigenti dell'Auxilium Cuneo - ma l'arbitro si è barricato negli spogliatoi rifiutando anche di fornire il referto al nostro dirigente. Non accetto accuse di razzismo: la nostra società ha il 30-40% di tesserati stranieri, è un'accusa che non sta né in cielo e né in terra. L'arbitro ha voluto ergersi a protagonista di un film non suo”.
E' inoltre quantomeno inopportuno, che un direttore di gara dell'Aia – solitamente cauta nel concedere interviste per i propri tesserati - possa rilasciare dichiarazioni ad un quotidiano nazionale, relativamente ad una gara per la quale ancora non è stato emesso un comunicato ufficiale da parte del Giudice Sportivo. Insomma, i dubbi sono parecchi: rimaniamo comunque a disposizione del sig. Coku, della sezione cuneese dell'Aia o di chiunque desiderasse intervenire per eventuali repliche.