Oggi, mercoledì 14 agosto, è il primo anniversario della tragedia del ponte Morandi. La commemorazione svoltasi stamattina alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e delle massime autorità dello Stato ha mostrato, semmai ce ne fosse bisogno, quanto la ferita sia ancora aperta.
Il momento in cui i vertici di Atlantia hanno abbandonato il capannone dove si stava svolgendo la cerimonia, su cortese invito dei familiari delle vittime con il premier Conte a fare da portavoce, è stato sintomatico di una tragedia che non sarà superata neanche quando il nuovo ponte sarà ricostruito.
Il rumore della morte assurda delle 43 vittime risuona ancora sulle sponde del Polcevera anche oggi che i monconi spezzati non ci sono più. I cuneesi che nell'ultimo anno sono passati da Genova sanno che quella strada che finiva nel vuoto è un’immagine troppo forte da cancellare.
Nella società liquida, quasi gassosa, di oggi c’era il rischio che uno degli episodi più significativi accaduti nel nostro paese cadesse nel dimenticatoio. Fortunatamente, grazie alla cocciutaggine dei genovesi e al loro tenace sindaco Marco Bucci (che in questi mesi hanno avuto modo di conoscere anche i giornalisti di Sky) l’attenzione sulla ricostruzione è rimasta alta e i lavori procedono spediti, ma non basta.
È necessario che chi ha sbagliato paghi, senza se e senza ma. Impensabile sostenere che in una tragedia di tale portata ci sia un solo responsabile. Gli indagati, fra Autostrade, la società controllata Spea e le varie articolazioni del ministero dei Trasporti, sono 74. La giustizia farà il suo corso.
La domanda d’obbligo trascende il lavoro dei magistrati e dei costruttori: quale lezione abbiamo imparato dalla tragedia del ponte Morandi? Di primo acchito viene da rispondere ‘nessuna’ e di secondo le cose non sembrano mutare un granché. Tra il 2008 ed il 2018 gli investimenti pubblici in opere stradali e del Genio Civile hanno registrato un calo del 21% e non si registrano cambi di tendenza. Per invertire la rotta servono investimenti e trasparenza, sulla scia di quanto fatto dal ministero delle Infrastrutture lo scorso agosto, quando, pur sull’onda emozionale di quanto accaduto a Genova, ha reso pubbliche le convenzioni autostradali in vigore. Senza questi due elementi avremo un nuovo ponte e forse giustizia, ma non avremo imparato nulla dalla tragedia del Morandi.