“Il recente DPCM introduce norme e prescrizioni che, di fatto, bloccano nuovamente gli italiani nelle proprie case e nelle proprie comunità. Sotto questo ultimo versante, purtroppo, e seppur nel pieno rispetto di ciò che arriva dalla comunità scientifica e quindi dal Governo nazionale, vale un vecchio adagio. E cioè, regole uguali per realtà territoriali diverse non sono veramente uguali”. E’ un passaggio della lettera inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte dai sindaci di Barge e Bagnolo, Piera Comba e Fabio Bruno Franco, e dal presidente dell’Unione dei Comuni del Monviso (e sindaco di Sanfront) Emidio Meirone.
Nella missiva inviata al capo del Governo una serie di considerazioni sugli ultimi provvedimenti anti Covid: “Se si obbligano i cittadini di Torino a spostarsi solo dentro la città, è di difficile comprensione che gli abitanti delle piccole comunità montane vengano costretti a restare nel proprio paese. Al senso del DPCM ci si sposta, infatti, solo dentro il proprio comune montano così come ci si sposta solo dentro una città da un milione di abitanti. Altri spostamenti non sono previsti, salvo per motivazioni pertinenti e giustificate con autocertificazione”.
La richiesta è quella di pensare a misure differenziate a seconda delle caratteristiche dei territori: “Già nella scorsa primavera avevamo richiamato l’attenzione che deve essere almeno la ‘valle’ la dimensione per spostarsi liberamente in montagna, con la massima attenzione per evitare sempre e comunque il rischio contagio. Ma diventa francamente singolare vietare lo spostamento fuori dal Comune montano così come è vietato uscire dai confini di Torino, Milano, Bergamo o Aosta. Sono due modalità molto diverse e la specificità dei borghi, dei villaggi, dei paesi - di cui purtroppo molti sono ancora senza servizi e negozi - nei territori montani in ‘zona rossa’ deve essere rigorosamente e normativamente riconosciuta. Ne va della credibilità del provvedimento ma anche, e soprattutto, della volontà di continuare a salvare la montagna e di evitare un ulteriore e forse irreversibile spopolamento ed abbandono”.
La lettera è stata indirizzata anche la presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, al Ministro della Saluta Roberto Speranza, al presidente dell’Uncem Marco Bussone e a quello di Uncem Piemonte Roberto Colombo.