Riceviamo e pubblichiamo.
Mi ha molto sorpreso, per diverse ragioni, il comunicato stampa delle sigle sindacali piemontesi Anaao, CIMO, Aaroi Emac, Fesmed, Fassid, FVM, Anpo- Ascoti-Fials Medici sull’accordo riguardante il piano di ripartizione delle risorse economiche aggiuntive emergenza covid19 per il personale della Sanità.
In base ai dati, dei 55 mila lavoratori della Sanità, il 20 per cento appartiene alla Dirigenza (medici e non) e l’80 per cento al Comparto (infermieri, operatori socio assistenziali, tecnici amministrativi). Non solo, la stessa esatta percentuale vale anche per il personale direttamente impegnato nell’emergenza covid, secondo quanto comunicato dalle Asl: 20 per cento Dirigenza e 80 per cento Comparto. I Sindacati del Comparto (e i Confederali della Dirigenza medica) proponevano, correttamente, una ripartizione dei 55 milioni di euro per l’80 per cento al Comparto e per il 20 per cento alla Dirigenza, mentre i Sindacati della Dirigenza chiedevano una ripartizione nella proporzione di almeno il 30 per cento alla Dirigenza e il 70 per cento al Comparto.
Dopo ore di infruttuosa trattativa, ho proposto la ragionevole via intermedia, già premiante per la Dirigenza, del 25 per cento alla Dirigenza e del 75 per cento al Comparto. Le risorse sono soggette a tassazione e sono d’accordo che, se si tratta di un premio, non avrebbe dovuto essere tassato, ma questa decisione competeva al Governo e non certo alla Regione. A questo punto, però, l’aspetto fiscale era imprescindibile: a parità di cifra lorda per singolo lavoratore, il netto in busta varia a seconda di quanto si guadagna, per cui la Dirigenza, che ha stipendi più alti, paga più tasse.
Pretendere, come avrebbero voluto queste organizzazioni sindacali della parte della Dirigenza, di condurre la trattativa al netto delle tasse, a mio giudizio sarebbe stato ingiusto, oltre che inedito come metodo, dal momento che in tutte le contrattazioni si ragiona sul lordo e non certo sul netto dell’importo in busta paga. Stupisce che il principio della progressività della tassazione, sancito dalla Costituzione e caro alla Sinistra, venga paradossalmente considerato da gran parte dei Sindacati della Dirigenza uno svilimento della dignità professionale della dirigenza medica e sanitaria, solo perché è stato da me richiamato per garantire pari dignità ai lavoratori del Comparto.
Nello specifico, poi, si è decisa solo la ripartizione delle risorse tra Comparto e Dirigenza e non la suddivisione della premialità nella busta paga dei lavoratori. Tutte le più disparate ipotesi di ripartizione (tra chi è stato esposto al rischio e chi no) comparse fino ad ora sui giornali, sono insinuazioni gratuite e che mi sono del tutto estranee, in quanto sul tema non ho proferito verbo. Proprio domani, infatti, ci sarà un incontro nel quale attendo dai Sindacati del Comparto le loro proposte di ripartizione e la stessa cosa avverrà nei giorni successivi con i Sindacati della Dirigenza.
Per correttezza di informazione, vorrei infine far notare che l’accordo dell’altra settimana non è stato deciso “senza ascoltare nessuno”, bensì ha avuto l’approvazione di tutti i Sindacati dei lavoratori del Comparto (Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fials e Nursing up, compresi Fsi-Usae, assenti giustificati il giorno della trattativa) e dei Sindacati confederali della Dirigenza (Fp Cgil, Federazione Cisl Medici e Uil Fpl, Fedir Sanità), che complessivamente rappresentano oltre l’80 per cento dei lavoratori della Sanità regionale.
Luigi Genesio Icardi
Assessore regionale alla Sanità del Piemonte