CUNEO - Sanità, l’assessore Icardi: “Liste d’attesa inaccettabili, ma le regioni da sole non ce la fanno”

A Cuneo per un convegno sulla prevenzione maschile, l’esponente della giunta Cirio conferma: “Entro fine anno il bando di gara per il nuovo ospedale”

Andrea Cascioli 23/05/2024 11:30

Otto ospedali da costruire e un lungo elenco di liste d’attesa da abbattere. Nei prossimi cinque anni della sanità regionale c’è tutto questo, almeno nelle intenzioni di chi se n’è occupato durante gli ultimi cinque, l’assessore Luigi Genesio Icardi.
 
Ospite al Rondò dei Talenti di Cuneo dell’evento Salute Uomo - Prevenzione e diagnostica al maschile, organizzato da Sports Academy, l’unico cuneese della giunta Cirio ha ripercorso i principali temi della politica sanitaria in Regione. A cominciare dall’ospedale unico al Carle: “L’ospedale di Cuneo per noi è sempre stata una priorità. In questo momento siamo a un punto importante perché tutte le valutazioni progettuali sono finite, tenendo conto dei parametri che interessano alla provincia”. Il progetto è stato “rivisto e limato” in base alle esigenze dell’azienda ospedaliera, ora è tutto nelle mani del ministero: “Appena ricevuto il parere del nucleo di valutazione degli ospedali, potremo fare la gara”.
 
I tempi restano quelli indicati a inizio anno: “Entro fine estate avremo questo parere e sono quasi certo che il cronoprogramma sarà rispettato: obiettivo pubblicare il bando di gara entro fine anno”. Da progetto sono 690 posti letto, più altri cento posti tecnici: “È un dimensionamento importante. Abbiamo lavorato tanto per ottenere un ospedale di cui c’è bisogno per davvero”. L’hub provinciale rientra in quel “piano Marshall da 4,3 miliardi” che comprende, a livello regionale, l’edificazione di otto nuovi nosocomi e tre rigenerazioni: “Due ospedali verranno realizzati in partenariato, gli altri con fondi pubblici: tutto verrà pagato attraverso i risparmi che avremo”. Sono opere necessarie, spiega l’assessore, perché il patrimonio di edilizia sanitaria in Piemonte è “estremamente vecchio”. E i conti? “Abbiamo già una legge di bilancio per pagare le rate dei prossimi ospedali” assicura Icardi: “La Regione ha vissuto per anni al di sopra delle sue possibilità, con una serie di mutui per chiudere i bilanci. Oggi non è più così”.
 
Anche per l’altro grande progetto sulla Granda, l’ospedale di pianura che raggrupperà Savigliano, Saluzzo e Fossano, si attende luce verde dal ministero. “È uno sforzo importante, in cui rientrano le case e gli ospedali di comunità e il nuovo accordo coi medici che permetterà di avere il personale per le strutture” aggiunge il politico di Santo Stefano Belbo. Resta aperto il tema delle liste d’attesa: “Un tema che le regioni non riescono a risolvere da sole” ammette Icardi, ricordando però che il Piemonte ha investito 50 milioni lo scorso anno e altri 27 quest’anno, per ridurre i tempi.
 
Per fare di più serve un intervento da Roma, dove far rientrare una valutazione sulla cosiddetta medicina difensiva e sull’inappropriatezza prescrittiva, ma anche la regolamentazione dell’attività intra moenia. “Una serie di tematiche possono essere risolte solo con una riforma, che è già allo studio dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con il ministero” fa sapere l’assessore: “Questo è il vero tema: le liste d’attesa mettono in discussione un bene costituzionalmente garantito, il diritto alla salute, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione. C’è chi non può permettersi 300 o 400 euro per una visita e rinuncia alle cure, questo non è accettabile”. Certo, in altri Stati per la sanità si paga: “Ma noi abbiamo un valore importante, il servizio sanitario nazionale gratuito, che stiamo rischiando di perdere. Su questo c’è il massimo impegno: il tema c’è ancora e mi auguro di vederlo risolvere nel prossimo mandato”.
 
Poi c’è la prevenzione, argomento della serata con alcuni dei maggiori esperti piemontesi di urologia e salute maschile. “Manca una strutturazione permanente di questa prevenzione” ricorda il responsabile della sanità regionale. Tuttavia, è già pronto un protocollo da inserire negli screening, per rendere strutturale la prevenzione dei tumori maschili e riempire così un tassello importante: “Vogliamo garantire il diritto alla salute in modo equanime per maschi e femmine, ma soprattutto per qualsiasi condizione economica”. Oggi un uomo su otto, tra gli over 60, viene interessato da questo tipo di patologie, come i tumori della prostata e dei testicoli: il tasso di sopravvivenza è molto alto, al 91% dopo cinque anni, ma si può fare di più in tema di diagnosi precoce. Vale anche per i giovani, aggiungono gli esperti: 8 uomini su 10 non si sottopongono a visite di prevenzione urologica nell’arco della loro vita. Per i giovani, non è raro che la scoperta del tumore al testicolo avvenga o casualmente o tardivamente.
 
Una situazione ancora più grave, dal punto di vista sanitario, dopo l’abolizione della leva militare - e della contestuale visita - nel 2005. Dai registri militari si ricava che il 45% dei ragazzi alla visita presentava una patologia in grado di interferire sulla vita sessuale: un problema che pochissimi si sono posti dopo la fine della “naja”.

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