Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del comitato Scuole Aperte Cuneo, dal titolo "Fallito il tracciamento, basta vessazioni per alunni e famiglie".
A seguito della lettera trasmessa dal comitato Scuole aperte Cuneo, la d.ssa Triolo, Prefetto di Cuneo, e la d.ssa Bambagiotti, sua Vicaria, siamo stati accolti presso la prefettura per un colloquio. È stato un momento di scambio sicuramente con qualche divergenza, schietto e dove non sono mancati ascolto e confronto; la d.ssa Triolo ha tenuto a ribadire come l’attuale impianto normativo, in particolare quello relativo alla scuola, seppur non privo di criticità, nasca comunque da necessità dettate dall’attuale situazione pandemica e indubbiamente da approfondite valutazioni da parte del legislatore. Tuttavia su alcuni aspetti sono emerse valide convergenze a partire dalla considerazione che l’impossibilità ad eseguire tamponi al primo contagio rilevato, soprattutto nella scuola primaria, non debba essere di ostacolo alla prosecuzione delle lezioni in presenza, mantenendo tutte le prescrizioni già adottate dalle scuole normalmente, questa modalità sia resa effettiva e concreta su tutto il territorio provinciale.
Inoltre, l’elevata contagiosità dell’attuale variante rende sempre meno significativa l’incidenza delle positività individuate, in tal senso si riterrebbe più rispondente alla situazione reale un approccio che limiti la DaD o DDI ai soli sintomatici, consentendo la frequenza indistintamente aperta a tutto il resto della classe, vista
l’impossibilità di tracciare in modo sistematico e tempestivo un numero di studenti sempre maggiore. In sostanza come Scuole Aperte Cuneo, riconoscendo il ruolo e l’autorevolezza rivestita dalla figura del Prefetto, organo di rappresentanza del Governo sul territorio, auspichiamo possano arrivare le forti preoccupazioni e i notevoli disagi vissuti dalle famiglie sia nei confronti delle istituzioni locali e sia come rimando verso il legislatore: se la volontà è quella di mantenere la scuola in presenza sia perseguita in modo concreto con coraggio e responsabilità.
Tuttavia rimangono ancora diversi nodi da sciogliere:
- La messa in DAD spesso, soprattutto nelle scuole più piccole e marginali (dove spesso sono state adibite a mensa le palestre... e così saltano anche le ore di educazione fisica), è anche dettata dall’impossibilità di gestire la mensa (due metri di distanziamento significa più che dimezzare le capienze), non dimentichiamo che in questi anni, anche da parte delle famiglie, si è sempre più richiesto il “sabato libero” con necessità di frequenza in alcuni pomeriggi, se non addirittura, dove è stato possibile, l’attivazione del tempo pieno.
- Se a scuola si può entrare senza Green Pass perchè diventa necessario per poterci andare? Se la priorità è la scuola in presenza anche il tragitto da casa deve essere “libero”, altrimenti per chi abita in zone marginali oppure non ha la possibilità di recarsi a scuola a piedi o con mezzi di famiglia, la scelta della vaccinazione diventa l’ennesimo “obbligo camuffato”... e in più pure la beffa dell’abbonamento pagato e non fruito.
- La necessità del Green Pass in caso di positività in una classe fa cadere l’impostazione per cui a scuola si va tutti... va superata, a meno che si smetta di fare tamponi.
- Le “uscite” curricolari devono essere considerate un’estensione dell’offerta formativa, se serve il Green Pass, ad esempio, per accedere a musei o altre strutture si faccia in modo che nel momento in cui sono presenti gli alunni della scuola non possano accedere altre persone.
- La “chiusura” della scuola “giustifica” ulteriormente la chiusura della altre attività a cui i ragazzi piano piano stano perdendo la buona abitudine (sport, oratori, ecc.).
Comitato Scuole Aperte Cuneo