Un ritiro motivato ufficialmente con il fatto che nel frattempo il governo aveva messo mano al portafoglio stanziando 150 milioni per coprire gli adeguamenti anti-Covid e le perdite economiche subite dalle paritarie. Il
‘dietrofront’ dei consiglieri proponenti però non era piaciuto a tutti, tanto che
Vincenzo Pellegrino (Centro per Cuneo) aveva preso la parola per denunciarlo come
“una pagina buia”.
Questa volta invece è un singolo gruppo di maggioranza - proprio Centro per Cuneo - a tornare in argomento. Con toni meno severi verso il governo ‘amico’ rispetto a quelli impiegati nel precedente odg, i centristi rilevano come “la prospettiva di una scomparsa delle scuole paritarie, oltre che un oggettivo impoverimento culturale, costituirebbe un aggravio di alcuni miliardi di curo all’anno sul bilancio dello Stato”. In media, sottolineano i cattolici del centrosinistra, il costo annuale di un alunno del sistema pubblico è di circa 6mila euro, mentre il contributo medio - diretto ed indiretto - dello Stato per ogni scolaro di paritaria è di 750 euro. A ciò si aggiunge il fatto che “gli insegnanti delle scuole paritarie sono penalizzati dal trattamento della cassa integrazione in deroga e che gli istituti rischiano il pagamento delle retribuzioni a scuola chiusa senza il supporto da parte dello Stato, mentre a settembre, quando la scuola riparte ed i lavoratori torneranno a percepire lo stipendio, potrebbero usufruire della cigd”.
Al sindaco e alla giunta si chiede pertanto di intervenire per sostenere la Fism (Federazione Italiana Scuole Materne) e le scuole paritarie, facendosi portavoce delle loro rivendicazioni presso l’Anci e i parlamentari.