CUNEO - Sempre più connessi, ma sempre più soli: “Sui nostri giovani dati che devono allarmare tutti”

In Provincia l’evento “Specchi&Schermi” organizzato da “L’Albero dell’Amicizia”: un approfondimento su disturbi alimentari e dipendenze digitali con gli specialisti del settore

Andrea Dalmasso 11/04/2025 16:00

Sempre più connessi, ma sempre più soli. E sempre più fragili. È la fotografia dei giovani di oggi, un quadro in cui il ruolo di genitore è diventato - se possibile - ancor più complicato rispetto al passato. Se n’è parlato, con particolare riferimento ai disturbi del comportamento alimentare e alle dipendenze digitali, nell’evento “Specchi & Schermi”, che si è svolto ieri sera, giovedì 10 aprile, presso la Sala Falco del Centro Incontri della Provincia di Cuneo. Ad organizzare l’appuntamento il neonato gruppo “L’Albero dell’Amicizia”. Pur provenendo da esperienze e ambiti professionali differenti, i membri del gruppo condividono l’impegno nel creare occasioni di dialogo e sensibilizzazione su tematiche di rilevanza sociale. Rientra a pieno titolo in quest’ultima categoria di temi quello legato al disagio giovanile: ad affrontare l’argomento, di fronte a una nutrita platea, diversi specialisti dell’Asl CN1 e del “Santa Croce”, intervenuti dopo i saluti di apertura della sindaca di Cuneo Patrizia Manassero e del “padrone di casa”, il presidente della Provincia Luca Robaldo.
 
Il primo intervento, sul tema della prevenzione, è stato quello di Luigi Icardi, ex assessore regionale alla Sanità e attuale presidente della Commissione Sanità della Regione Piemonte. “L’incontro di oggi è uno di quegli atti che contribuiscono a fare prevenzione. Aumentare la consapevolezza del problema è fondamentale. - ha detto Icardi - Esiste una relazione bidirezionale tra disturbi alimentari e dipendenze digitali legate ai social media. I social sono strumenti potentissimi, ma possono avere effetti negativi soprattutto sulle persone più vulnerabili: è acclarato che possano influenzare e contribuire a mantenere disturbi del comportamento alimentare. Dall’altro lato i disturbi alimentari influenzano il comportamento delle persone sui social. Contribuiscono ad alimentare la ricerca di certi standard legati al peso e all’aspetto fisico che poi generano senso di inadeguatezza, soprattutto nei giovani”.
 
Il consigliere regionale ha poi snocciolato alcuni dati per dare un quadro del fenomeno. Un quadro dai contorni allarmanti: il suicidio è oggi la seconda causa di morte tra i 10 e i 25 anni, il 10% dei bambini e il 18% degli adolescenti soffre di disagio mentale. “Il 60% delle consulenze al Pronto soccorso psichiatrico dell’ospedale pediatrico ‘Bambin Gesù’ di Roma riguarda l’autolesionismo, un dato raddoppiato rispetto al pre pandemia. Al ‘Regina Margherita’ dal 2018 al 2021 si è registrato un aumento del 100% degli accessi al Pronto soccorso per anoressia. È un bollettino di guerra, sono dati che devono allarmare tutti”, ha detto Icardi.
 
Quali le possibili soluzioni? “Non esiste una singola causa di questi disturbi, non esistono soluzioni semplici. Serve ridurre la pressione socioculturale sulla magrezza, creare un ambiente che coinvolga giovani e famiglie fornendo supporto psicologico ai più fragili. Servirebbe una vera e propria scuola per genitori, il mestiere più difficile del mondo. Educarli a promuovere la salute mentale, a capire quali sono i segnali di disagio, a ‘sfogliare’ i propri figli. Non bisogna fraintendere il concetto di privacy: la privacy è per gli adulti, i genitori invece devono controllare chat e siti frequentati dai figli. Non lo dico io, ma gli specialisti del settore. Educate, non abbiate paura di dire no, abbiate voi per primi un uso responsabile dei device. A tavola, via il telefono: non sacrificate il tempo con loro chattando”.
 
A-Fidati e il supporto alle famiglie
Dopo i saluti del direttore generale dell’Asl CN1 Giuseppe Guerra, a coordinare il tavolo dei relatori è stato il dottor Francesco Risso, direttore del Dipartimento di Salute Mentale Interaziendale dell’Asl e del “Santa Croce”, che ha ricordato l’impegno e le iniziative messe in campo sul territorio negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda i disturbi del comportamento alimentare. Ha poi preso la parola Maura Acconci, presidente dell’associazione A-Fidati, nata nel 2019, che raccoglie genitori di ragazze che sono o sono state affette da disturbi del comportamento alimentare: oggi il sodalizio si occupa di dare sostegno alle famiglie, offrendo un punto d’ascolto, fornendo informazioni e organizzando momenti di divulgazione sul territorio. 
 
È una malattia che coinvolge tutta la famiglia, che ti fa chiedere dove hai sbagliato come genitore. - ha detto la presidente di A-Fidati - C’è bisogno di una rete di persone, di specialisti e di educatori. Bambini e ragazzi non sono più quelli di una volta, sono catapultati in una società molto diversa. Già in età pediatrica sono ipnotizzati dagli smartphone: questo porta problemi di relazione, non cercano più rapporti con compagni e amici, sono solo attirati dagli schermi. È da qui che si crea un isolamento”. 
 
Tema ricorrente durante la serata, quello del ruolo delle famiglie: “Il disturbo del comportamento alimentare è uno tsunami che arriva in famiglia e rimette in discussione tutti gli equilibri. C’è anche il pericolo che ne risentano gli altri figli, che si sentono messi in disparte. La cosa più difficile per un genitore è la presa di coscienza. Fidarsi dei medici e affidarcisi, anche quando si fatica a vedere i miglioramenti dei propri figli”. 
 
Il problema negli ultimi anni ha fatto registrare un sensibile cambiamento sotto il profilo dell’età in cui si presentano i sintomi: “Noi facciamo incontri divulgativi: abbiamo iniziato con le scuole superiori, ora ci chiamano gli istituti comprensivi. Anche i genitori che ci chiamano ora sono in prevalenza padri e madri di ragazzini e ragazzine dai 10 ai 14 anni”. 
 
I campanelli d’allarme
La dottoressa Anna Maria Pacilli, psichiatra responsabile del Centro DAN dell’Asl CN1, ha poi fornito una panoramica sulle forme nelle quali i disturbi del comportamento alimentare si possono presentare, sui segnali di allarme e sull’approccio da utilizzare nei confronti dei giovani affetti da questo genere di problema. Non esistono, insomma, solamente l’anoressia e la bulimia, ma anche i disturbi da alimentazione incontrollata, la “drunkoressia” (l’ingestione di grandi quantità di alcool), la sindrome da alimentazione notturna, l’ortoressia (ossessione per il cibo sano) e la vigoressia (ossessione per un corpo perfetto).
 
Tra i segnali che devono far scattare un campanello d’allarme, ce ne sono alcuni che possono essere irrilevanti se si presentano da soli, ma diventano preoccupanti quando arrivano insieme: tra gli altri l’improvvisa scelta di diventare vegani o vegetariani (se non per motivi etici o di salute), un’improvvisa dieta rigida e restrittiva, la tendenza a digiunare o saltare i pasti, il rifiuto di mangiare in compagnia o di mangiare pasti preparati da altri. E ancora un’attività fisica eccessiva, l’alterazione del sonno, un improvviso cambio di abbigliamento, la scomparsa del ciclo mestruale, sbalzi d’umore, irritabilità e bassa autostima. 
 
Come approcciarsi con ragazze e ragazzi affetti da questo genere di disturbi? “Non avere un atteggiamento saccente, non prendere in giro. Serve superare lo stigma su questo genere di malattie”, ha detto la dottoressa Pacilli: “Il lavoro di terapia è multidisciplinare: si passa dalla rieducazione alimentare alla psicoterapia, passando per la farmacoterapia”.
 
Il ruolo della famiglia
I due interventi successivi sono stati incentrati sul medesimo tema: l’importanza del ruolo della famiglia. Un tema sottolineato in primis dalla dottoressa Daniela Massimo, psicologa e psicoterapeuta del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl CN1: “Nel trattamento dei disturbi alimentari il ruolo della famiglia è cardine, questo è riconosciuto anche dal Ministero della Salute. Il mancato coinvolgimento comporta il rischio di portare all’abbandono del trattamento. Il coinvolgimento della famiglia è un fattore positivo nell’esito del trattamento, è un fattore dimostrato. Ed è fondamentale, riconosciuto anche questo dal Ministero, aiutare le famiglie a liberarsi dai sensi di colpa”.
 
Sulla stessa lunghezza d’onda la dottoressa Martina Cussino, psicologa, psicoterapeuta e supervisore EMDR del Centro EMDR per i disturbi della nutrizione di Milano, intervenuta in videocollegamento: “La necessità di essere capiti è tipica degli adolescenti. Riporto una frase detta da una mia paziente affetta da anoressia: 'Non volevo essere magra per essere bella, volevo essere magra per essere vista, per far vedere la sofferenza che avevo’. A volte il sintomo è un modo per dire ‘io esisto’. Come famiglie dobbiamo chiederci cosa succede da quando c’è il sintomo? Cosa succede a tavola? Cosa succedeva prima? Questo ci parla, ci dice dove andare a lavorare in terapia. Non si cerca un colpevole, sarebbe controproducente, ma è necessario capire le dinamiche. Senza prendere in carico anche le famiglie il trattamento sarebbe fallimentare”. 
 
L’aumento dei disturbi alimentari registrato negli ultimi anni, in ogni caso, si lega inevitabilmente al contesto sociale odierno: “La nostra società associa la magrezza al successo e il cibo è una delle poche cose controllabili che abbiamo: nessuno può obbligarci a mangiare”, ha detto la dottoressa Cussino. 
 
Smartphone e algoritmi
A chiudere gli interventi è stata la dottoressa Brunella Giordanengo, psicologa e psicoterapeuta responsabile dei Servizi per le Dipendenze Comportamentali Serd dell’Asl CN1, che ha offerto un focus particolare sull’uso dei social tramite smartphone: “Uno smartphone in una stanza ci condiziona come se ci fosse un bambino, ci facciamo continuamente attenzione. Un bambino però ci connette con un qui e ora, lo smartphone con un altrove immersivo. Per i nativi digitali non esistono due realtà, reale e virtuale, ma una sola. Da un lato lo smartphone ci offre relazioni infinite, dall'altro ci allontana da quelle concrete e presenti”. 
 
Gli americani chiamano ‘users’ solo due categorie di persone: chi consuma sostanze stupefacenti e chi utilizza i social”, ha detto la dottoressa Giordanengo, che ha poi fatto un approfondimento sugli algoritmi social e sui loro effetti sugli utenti: “Fanno leva su alcuni imperativi biologici: piacere e dolore, speranza e paura, accettazione e rifiuto. Il meccanismo più pericoloso è quello legato alla dopamina, il circuito della ricompensa, quello dei like. Ricevere un like ci dà una vera scarica di dopamina, è una gratifica. Sono veri e propri meccanismi biologici che ci tengono ingabbiati”. 
 
Ci serve del tempo per esercitare il pensiero, serve restituire importanza alla parola, sviluppare capacità critiche e tornare a regalarci dei sentimenti”, ha chiuso la dottoressa. 
 
L’evento è stato organizzato grazie al sostegno di Centro Medico Carrucese, Idrocentro, Venchi, Filari di Luna e Acciderba Cuneo, con il patrocinio di Comune e Provincia di Cuneo.
 

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