Su un muro del vecchio Policlinico in degrado da quarant’anni, che prima o poi - ma ancora non si sa quando - dovrebbe diventare un nuovo condominio, si legge ancora una scritta:
“Troppe case senza gente, troppa gente senza casa”. Risale - almeno - agli anni Novanta, ma fotografa una situazione che a Cuneo pare non essersi modificata nel tempo. O che semmai lo ha fatto in peggio,
se prestiamo attenzione ai dati della Caritas: nell’ultimo report si indica un aumento del 13% delle domande abitative (venti famiglie in più) nel solo 2023.
“A Cuneo una casa su cinque rimane sfitta” denuncia Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni), e poco importa se la media italiana è anche più alta: una su quattro. “Questo - aggiunge il consigliere - mentre la situazione di disagio abitativa è molto diffusa non solo tra i migranti ma anche tra i separati e le persone che hanno difficoltà temporanee. Abbiamo un sacco di domande inevase per le case popolari e di sofferenza economica, legata all’impossibilità di pagare affitti di un certo livello”. In Comune è attivo uno sportello, l’Agenzia sociale per la locazione (Aslo), il cui compito è quello di agevolare l’incontro tra l’offerta e la domanda abitativa: ma gli interventi, almeno secondo Sturlese, “non sono stati così numerosi”.
“C’è un problema di messa in rapporto dei proprietari di abitazioni con i possibili usufruttuari degli alloggi” osserva il decano della sinistra civica, per il quale
“il tema è garantire ai proprietari una copertura quando ci sono situazioni di insolvenza degli inquilini”.
“È dal 2012 che chiediamo un censimento degli alloggi” continua: tale richiesta era al centro di un ordine del giorno, presentato a nome di CBC e Cuneo Mia, che l’assemblea cittadina ha approvato nell’ultima seduta. All’amministrazione si chiede anche di prendere contatto con il Cicsene (Centro Italiano di collaborazione per lo Sviluppo edilizio nelle Nazioni Emergenti), con il quale, ad inizio mese,
il Comune di Savigliano ha stipulato un accordo per garantire affitti calmierati ai “portatori di vulnerabilità abitativa”. Ovvero a chi una casa la vorrebbe e potrebbe pagarla, ma fatica a fornire tutte le garanzie richieste dai proprietari.
“Spesso anziché la caparra si chiede la fideiussione, che è costosa ed è un problema se non si ha un contratto di lavoro fisso” spiega la sindaca Patrizia Manassero: “Il timore, a volte giustificato, è di trovarsi, anche in presenza di un Isee alto, di fronte a una mancanza di autonomia che possa reggere nel tempo: serve rassicurare la proprietà attraverso misure e garanzie”. La prima cittadina cuneese difende comunque l’operato dell’Aslo: “È una buona opportunità e ha come pubblico i nuclei familiari fino a 26mila euro, quella fascia ‘grigia’ che può essere autonoma ma a volte non ce la fa”. Il problema, aggiunge, è che l’intervento “può essere applicato solo su contratti nuovi, ma manca un sostegno strutturale all’affitto”. Oltre a questo “un piano case pubbliche continua a essere necessario”, sostiene Manassero: “L’ultimo intervento proposto col Pnrr è il piano innovativo della qualità dell’abitare, che affronta il recupero degli immobili pubblici: noi abbiamo colto questa occasione. A Borgo San Giuseppe si è aperto il cantiere dell’ex residenza Onpi, che verrà trasformato in unità abitative grazie a questo finanziamento”.
“Quando si fece il piano regolatore le case sfitte erano novecento, oggi credo siano grossomodo lo stesso numero. Il Prg ha manifestato, nel tempo, tutta la sua inadeguatezza” fa notare Beppe Lauria. “Criminalizzare chi ha la casa lo trovo indecoroso, certo è che qualcosa va fatto” ammette l’esponente di Indipendenza!, formulando anche un invito a coinvolgere Fondazione CRC. Un altro suggerimento arriva da Giancarlo Boselli (Indipendenti): “Suggerirei l’attivazione del fondo per una polizza a tutela dei proprietari, che il Comune di Savigliano ha fatto: lo sforzo che si chiede è immaginare in bilancio uno stanziamento adeguato. Coloro che hanno gli alloggi vuoti guardano soprattutto alla copertura dei rischi che possono avere”.