“Il giorno 4 di questo mese, alle ore 6 pomeridiane, si diede fuoco alla parte del versante di Tenda alla prima miccia per traforare il colle di Tenda, sotto la direzione del signor impresario Comoglio Emiliano. Varie persone di Tenda hanno assistito ai primi lavori. Il primo che volle appiccare il fuoco con felice esito alla miccia fu il signor Revello, impiegato delle tasse a Tenda”. Così scriveva l’8 luglio del 1873 “La Sentinella delle Alpi”: il giornale, che negli anni avrebbe poi seguito l’avanzamento dell’opera molto da vicino, annunciava quel giorno l’avvio degli scavi su quello che oggi è il versante francese per la realizzazione del traforo del Colle di Tenda, atteso collegamento tra le valli Vermenagna e Roya, già allora elemento fondamentale per il commercio del territorio. Per l’apertura completa al transito sarebbero serviti nove anni di lavori, non senza peripezie, incidenti e polemiche. All'epoca il tunnel, con i suoi 3.182 metri, era il più lungo al mondo.
“Un'opera grandiosa, vittoria dell'ingegno sulla natura, ottenuta col genio, lo studio e la tenacità dei propositi coadiuvati dall'equità ed amorevolezza dei modi”, l’avrebbe definita la stessa “Sentinella delle Alpi” al momento della conclusione dei lavori. Nove anni sono anche quelli che sono trascorsi oggi dal 2013, anno della consegna del cantiere per il raddoppio della galleria (gli scavi sul versante italiano sarebbero poi partiti soltanto due anni dopo, nel 2015). Da allora le cronache hanno raccontato di continui intoppi e rallentamenti nei lavori, di uno scandalo giudiziario, della riassegnazione dell’opera ad una nuova impresa e di una calamità naturale. Risultato: nel migliore dei casi il nuovo tunnel sarà pronto a dieci anni dalla consegna del cantiere. Un confronto eloquente ed impietoso, malgrado i mezzi e le tecnologie a disposizione oggi, chiaramente impensabili per chi, ormai quasi 150 anni fa, lavorò alla realizzazione del tunnel “storico”. Come se il progresso tecnologico non avesse sortito alcun effetto. L’attuale cronoprogramma prevede che il nuovo tunnel sia pronto entro ottobre 2023, quello vecchio ricostruito entro giugno del 2025.
Le tempistiche sono state ribadite nell’ultima Conferenza Intergovernativa Italia-Francia che si è svolta a inizio mese. Le Regioni coinvolte hanno richiesto che i tempi, malgrado i recenti e nuovi rallentamenti negli scavi, non fossero dilatati, anzi che si procedesse speditamente per anticiparli. Anas, nelle scorse settimane, si giustificava così per l’andamento lento dei lavori: “Nel corso delle recenti attività di scavo è stata rilevata la presenza di materiale meno compatto del previsto”. Durante la CIG, in ogni caso, tutti i soggetti hanno garantito che non vi saranno ulteriori ritardi, ma solo alcuni approfondimenti. Se alle promesse, per una volta, faranno seguito i fatti, ad oggi non ci è dato sapere. “Vigileremo e collaboreremo - ha commentato l’assessore regionale ai Trasporti e alle Infrastrutture Marco Gabusi - affinché tutto si concretizzi a breve”.
A giugno di quest’anno dovrebbero prendere il via i lavori per il ponte all’uscita delle gallerie sul versante francese, con il quale si scavalcherà la frana sul Rio della Cà avvenuta tra il 2 e 3 ottobre del 2020, durante la tempesta Alex e la devastante alluvione: oggi all’uscita del tunnel in valle Roya si apre una voragine. Il progetto presentato in Conferenza Intergovernativa da Anas non prevede la rotatoria tra l’uscita delle gallerie e il ponte, ipotesi che era stata avanzata nelle scorse settimane dai francesi. In poco più di un anno e mezzo, per raggiungere il primo obiettivo intermedio posto a ottobre 2023, Anas e Edilmaco dovranno completare i circa 1.200 metri di galleria mancanti, oltre alle opere accessorie, agli impianti vari e al già citato ponte, una struttura a campata unica dalla lunghezza di circa 70 metri. I tempi per il completamento dell’opera, in ogni caso, resteranno biblici, anche se non dovessero più esserci ulteriori ritardi e se gli “step” ribaditi venerdì scorso venissero rispettati. Chiaro (e sconfortante) il quadro che emerge andando a dare uno sguardo ai tempi di costruzione di alcuni tra i principali trafori europei, tutti molto più lunghi di quello che collega le valli Vermenagna e Roya.
Il confronto, inutile dirlo, è impietoso. Il tunnel di Laerdal, Norvegia, galleria stradale più lunga al mondo con i suoi 24,5 km, è stato costruito in poco più di quattro anni, tra la primavera del 1995 e l'estate del 1999. In sei anni, tra il 2013 e il 2019, si è completato il tunnel di Ryfylke, ancora in Norvegia, la più lunga galleria stradale sommersa al mondo con i suoi 14,4 km. Identica tempistica per il tunnel del Monte Ovit, in Turchia, lungo 14,3 km, realizzato tra il 2012 e il 2018. Poco più di tre anni sono bastati per ultimare il tunnel di Arlberg, quasi 17 km, in Austria: inizio lavori a luglio del 1974, apertura al traffico nell'ottobre del 1977. Sempre in Austria la galleria del Plabutsch è stata costruita in sette anni (1980-1987), per una lunghezza totale di 10 km. Appena quattro (2004-2008) gli anni necessari per ultimare il tunnel di Eiksund, in Norvegia, la galleria sottomarina più profonda del pianeta: 7,7 km, con una profondità massima di 287 metri sotto il livello del mare. Restando in Italia, cinque anni sono trascorsi tra l'inizio dei lavori e l'apertura del traforo del Frejus (12,8 km, realizzato tra il 1975 e il 1980), mentre il tunnel del Monte Bianco (11,6 km) è stato costruito in otto anni tra il 1957 e il 1965. Sei anni sono serviti per costruire due trafori tra Svizzera e Italia: quello del Gran San Bernardo (5,8 km, 1958-1964) e quello del San Bernardino (6,6 km, 1961-1967). Il confronto non migliora anche facendo riferimento ad alcuni dei tunnel più lunghi a livello mondiale - la galleria Zhongnanshan, Cina, 18 km, è stata realizzata in cinque anni tra il 2002 e il 2007 - oppure prendendo in considerazione i trafori ferroviari: un esempio su tutti, quello dell’Eurotunnel sotto la Manica, completato in sette anni tra il 1987 e il 1994 (è lungo 50,4 km, di cui 39 sommersi).
Il quadro, insomma, è impietoso, e resta impietoso, come abbiamo visto in apertura, anche se si paragona il tunnel del colle di Tenda “con sé stesso”, ovvero con il vecchio traforo. Iniziati nel 1873, gli scavi veri e propri furono completati nel mese di novembre del 1881, anche se solo l’anno successivo, con l’installazione dell’impianto di illuminazione, la galleria entrò pienamente in funzione (e anche allora ci furono polemiche e lamentele sui ritardi nei lavori). L’arco di tempo servito per realizzare il tunnel storico non basterà nemmeno nella migliore delle ipotesi, 150 anni dopo, per mettere in funzione il Tenda bis.