Riceviamo e pubblichiamo:
La siccità è ormai un’emergenza conclamata in tutto il Piemonte e servirebbe più di 1 miliardo per realizzare tutti gli invasi previsti dalla Regione, 355 milioni solo in provincia di Cuneo. Poi c’è il fattore tempo: se i lavori partissero oggi, e non ci fossero intoppi procedurali, servirebbero almeno 5 anni secondo l’assessore regionale Marnati. E intanto? Di certo l’ultima perturbazione dopo 18 mesi di pioggia e nevicate scarse ha mitigato la situazione che però resta di “siccità severa” in tutta la Granda, coi suoi fiumi e torrenti in deficit idrico che oscilla da -30% a -80%.
È giunta l’ora forse di cambiare radicalmente prospettiva ed utilizzare un approccio articolato e non unidirezionale, iniziando intanto a ridurre i consumi, modificando le abitudini, i sistemi di irrigazione e le colture. Poi sfruttando meglio le infrastrutture di stoccaggio esistenti, sottoutilizzate o inutilizzate: micro e mini invasi, bacini naturali ed artificiali, cave o sfruttando l’immenso serbatoio che è il sottosuolo.
Recentemente nella valle del Cornia, in Toscana, si sono infiltrati in falda oltre 1 milione e mezzo di metri cubi di acqua, captandola quando pioveva da tutti i deflussi che vanno naturalmente verso il mare. Un sistema molto usato soprattutto all’estero, ma anche in Italia e che non prevede costruzione di opere ex novo quanto piuttosto una serie di interventi ingegneristici. Così facendo si abbattono tempi e soprattutto costi, poiché se per un invaso di pari dimensioni si spenderebbero tra i 10 ed i 20 milioni di euro, qui siamo a 500 mila euro, progetto compreso, e due anni di lavori.
Rispetto alle grandi opere, le soluzioni basate sulla natura hanno brevi tempi di realizzazione, bassi costi e limitata estensione delle aree occupate. Insomma serve una strategia chiara, obiettivi a breve, medio e lungo periodo stante la necessità di affrontare coralmente le sfide dei prossimi anni, a cominciare proprio dal tema dell'acqua, decisivo per l'abitabilità delle aree interne come la Granda e per la nostra ricca agricoltura.
Impossibile pensare che queste sfide possano essere affrontate alla scala della singola municipalità. Men che meno dalla miriade di piccoli e piccolissimi consorzi la cui capacità aggregativa non va oltre l’adesione ad una generica associazione di rappresentanza. Ma soprattutto servono risorse e non spiccioli da campagna elettorale.
La Provincia coordini un tavolo che analizzi i fabbisogni e coordini le progettualità. È giunta l’ora di costruire visioni progettuali di territorio.
Segreteria provinciale PD