Riceviamo e pubblichiamo.
Siamo d’accordo che dovremmo avere tutti una educazione ambientale, ma noi gente che vive e lavora sulle montagne, che non vuole abbandonare i nostri paesi, non accettiamo di essere su ogni risoluzione che riguarda direttamente la nostra vita e il nostro lavoro quotidiano contestati a priori e istruiti da ecologisti di città, come fossimo rozzi, incolti ed egoisti, sfruttatori del nostro patrimonio montano. E’ questa la schietta premessa con cui teniamo a replicare all’Associazione Pro Natura di Cuneo in merito alla solita vecchia questione del taglio dei faggi e del silenzio selvicolturale che riguarda l’avifauna.
Premesso che la Regione nella sua recente delibera interessa una piccola superficie della gestione attiva del bosco (in pratica, taglio della legna) relativamente ad
una limitata e ristretta parte boschiva, pochi ettari, rispetto all’ampiezza del territorio del Parco delle Alpi Marittime, gli interventi che vengono permessi in deroga in questo periodo sono tagli per scelta colturale, per diradamenti o conversioni a fustaia, che è già possibile effettuare, fuori dall’attuale emergenza, in tutto il corso dell’anno. Pertanto, il lamentato “danno” al bosco non può essere definito “irreparabile”, perché si tratta di un taglio di selezione, che i montanari si tramandano da generazioni. In ogni caso, in questo periodo il grosso del lavoro da svolgere non consiste nei tagli, ma nell’esbosco della legna tagliata nella scorsa stagione autunnale: legna che deve essere trasportata a valle per essere utilizzata per il riscaldamento.
Con il provvedimento in questione della Regione si è altresì salvaguardata l’avifauna attraverso la valutazione di incidenza, ossia il controllo da parte delle guardie
del Parco (o delle eventuali guardie preposte) della presenza di nidi degli uccelli: la conoscenza delle condizioni del bosco da parte di questi operatori non è discutibile. A questo proposito, quello di cui non si vuole tenere conto è che i primi a tutelare i nidi sono proprio, da sempre, i montanari con la loro mentalità atavica conservatrice della natura. Comunque, la deroga del silenzio silvicolturale - lo ripetiamo – viene concessa solo a seguito del controllo in loco da parte dei guardiaparco dell’esistenza o meno di avifauna. Da questo controllo dipende l’assenso a provvedere al taglio di legna in quella limitata zona boschiva.
Per ultimo, per opportuna conoscenza, proponiamo alcune utili notizie e motivi di riflessione. Nel periodo invernale non si effettua il taglio sopra i 1.000 metri, stante le condizioni delle strade forestali. La gente di montagna preserva il territorio, pulisce le canalette di scolo dell’acqua, taglia gli alberi che eventualmente interrompono un sentiero,l interviene sulla regimazione delle acque. Dicevano i nostri vecchi che “è l’accetta che fa il bosco”; più si taglia la legna più si avrà una forestazione forte, che serve ad evitare i problemi idrogeologici della montagna. I boschi di montagna più vengono lavorati, più si rinnovano e non vanno al collasso. Gli uccelli, come tutti gli animali selvatici, seguono l’uomo e si avvicinano sempre di più ai centri abitati, dove nidificano e trovano cibo.
Guido Giordana
consigliere comunale di Valdieri