Passa con il voto unanime di tutto il Consiglio comunale l’ordine del giorno di condanna alla
lettera di ingiurie ricevuta nei giorni scorsi dall’Anpi di Cuneo. Il manoscritto, firmato da una sedicente “Cuneo nera” e siglato con una croce celtica, riportava una strofa della canzone “Faccetta nera” e l’espressione:
“Vi state estinguendo, noi stiamo tornando”.
Il testo dell’ordine del giorno in solidarietà con l’associazione partigiani, presentato dai gruppi di maggioranza, è stato emendato dalla conferenza dei capigruppo. Significativa l’eliminazione del riferimento ai “danneggiamenti alle sedi del Partito Democratico che avvengono in tutta Italia, che ormai sono all’ordine del giorno e non fanno purtroppo quasi più notizia”. Alla fine resta un più generale riferimento agli “attacchi alla convivenza civile e alla costituzione” che mette tutti d’accordo.
In aula, comunque, si è assistito a un dibattito franco ma mai sopra le righe. Con più di qualche incursione nell’attualità: “Capisco che a prima vista possa sembrare una reazione sproporzionata a un gesto di un singolo anonimo, il problema è che gesti di una certa violenza si stanno ripetendo nel Paese” ha esordito Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni). Per l’ex militante comunista “la riscrittura della storia è una metodologia che la destra persegue con metodo scientifico e con risultati da non sottovalutare”: un riferimento all’intervento di Giorgia Meloni sulle Fosse Ardeatine (“un falso storico”), ma anche alle foibe (“non si è mai voluto considerare che c’erano eroi e martiri anche dall’altra parte”). Un parziale ripensamento, invece, sulla questione della pacificazione: “Quando Violante era presidente della Camera invitò a fare un passo avanti, comprendendo che tutti siamo italiani e abbiamo creduto in qualcosa. Anche io l’ho criticato in quel momento, ma aveva ragione”.
Da Claudia Carli (Partito Democratico) un monito: “Quando accadono queste cose c’è sempre la tendenza a minimizzare”. D’accordo Stefania D’Ulisse di Cuneo Solidale Democratica, per la quale “nel nostro Paese si sta diffondendo un modo di fare che da una parte minimizza ciò che è stato e dall’altro sorvola su atti di matrice minatoria e violenta”. La polemica non è caduta nel vuoto tra i banchi della destra. “Non ho visto la stessa solidarietà - ha detto Massimo Garnero, capogruppo di FdI - quando a settembre, a Milano, diversi gazebo di Fratelli d’Italia sono stati divelti e le persone che erano presenti picchiate. Forse all’epoca eravamo ancora considerati figli di un dio minore”.
Beppe Lauria ha esordito manifestando la propria solidarietà alla presidente dell’Anpi, Ughetta Biancotto, per poi criticare l’allusione alla vicinanza del Comune “a chi vede minacciata la propria libertà sia di pensiero che di espressione”: “Non ho visto nessuno prendere la parola o rivendicare una posizione in mio favore quando vennero distribuiti volantini contro di me. Nello stesso periodo aprì la sede di CasaPound a Cuneo, ci furono assalti e un ragazzo di Ivrea prese un sanpietrino in testa: andò in ospedale gravemente ferito, nessuno a parte me ha sentito il bisogno di andare in ospedale”. Anche in occasione della protesta contro la presentazione della sua candidatura per CasaPound in municipio, ha aggiunto, “qualcuno disse ‘dovremmo andare a prendere Lauria a bastonate’: alcuni dei consiglieri presenti oggi erano in quella sala”. Una riflessione sulla lotta antifascista come fenomeno storico è giunta da Giancarlo Boselli (Indipendenti): “Qualcuno crede che la resistenza da sola avrebbe liberato il nostro Paese? Se non ci fossero state le migliaia di giovani americani, inglesi, australiani non avremmo ottenuto la liberazione. Questo non vuol dire non essere riconoscenti, ma dare una lettura corretta”.
Anche la sindaca Patrizia Manassero, intervenendo prima del voto, ha collegato l’attualità alla riflessione storica: “La nostra città ha sempre espresso la sua condanna per i momenti della storia che hanno limitato la libertà delle persone e messo a rischio la loro vita” ha esordito, menzionando il recente sostegno alle proteste in Iran e alla condizione femminile in Afghanistan. “Il dibattito in quest’aula - ha aggiunto - ci dice come non ci sia ancora una pacificazione sul 25 aprile, su quel periodo storico e su come si è concluso. Anche la giornata della festa della liberazione ci racconta come è ancora difficile sentirla come momento di unità”. Ricordando l’imminente visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la sindaca ha concluso: “Oggi anche noi siamo chiamati a una scelta: se rimanere fermi sulla celebrazione o mettere tutto l’impegno possibile per trasmettere i valori di libertà alle nuove generazioni. Sarebbe molto più facile farlo, se sulle radici storiche avessimo più convinzione e più fermezza”.