Lo sport è aggregazione, disciplina, rispetto delle regole, divertimento e coesione, ma non tutti i bambini in Italia hanno la possibilità di praticarlo. Tra le motivazioni principali, come sottolinea un report della fondazione indipendente Openpolis, spicca il fattore economico, insieme alla mancanza di tempo e di interesse. Durante la pandemia da Covid-19, tra le fasce più giovani della popolazione il numero di persone che non ha praticato sport è aumentato notevolmente, passando dal 18,5% al 24,9% tra i sei e i dieci anni e dal 15,7% al 21,3% tra gli undici e i quattordici anni. Con il ritorno alla vita senza restrizioni i dati sono leggermente calati avvicinandosi ai livelli pre-pandemia, ma fotografano una situazione comunque negativa: circa un ragazzo su cinque continua a non praticare sport.
Tra coloro che non possono usufruire della pratica sportiva ci sono sempre loro, le famiglie che vivono in condizioni socioeconomiche più svantaggiate. Secondo i dati di Openpolis disponibili gratuitamente sul sito ufficiale, quasi un minore su dieci non può permettersi attività di svago fuori casa a pagamento. Tra chi vive in una situazione di deprivazione sociale, la percentuale sfiora il 60%. La possibilità di fare sport dovrebbe essere garantita dalle istituzioni scolastiche ed è per questo che le palestre “rappresentano uno strumento prezioso nella promozione tra i minori, a scuola e non solo”. Oltre a recare un benessere fisico, infatti, lo sport ha una funzione sociale ed educativa, permettendo ai bambini e ai ragazzi di mettersi in gioco, imparando una disciplina e il valore della collaborazione.
Le palestre scolastiche, però, non sono diffuse ugualmente su tutto il territorio italiano, ci sono infatti forti squilibri tra nord e sud. A livello nazionale, nell’anno scolastico 2022/2023 il 35,8% degli edifici scolastici era dotato di una palestra. Nel nord-ovest il dato supera il 41%, mentre nel nord est si attesta al 37%, e scende al 36,7% nel centro Italia. Ma le cifre peggiori si registrano nel sud, dove il 31,7% degli edifici è dotato di una palestra, il 30,1% nelle isole. Guardando alle situazioni regionali, il Piemonte non si colloca in cima alla classifica. Tra i primi posti, infatti, ci sono la Liguria (52,4%), seguita da Puglia (48,8%), Toscana, Veneto e Lombardia (ognuna al 45% circa). Al fondo, invece, Sicilia (24,6%), Umbria (23,3%) e Calabria (inferiore al 20%). Come spesso accade, le differenze si registrano anche all’interno dello stesso territorio: la percentuale è più alta nelle città più grandi (circa quattro edifici su dieci sono dotati di palestra) e inferiore nelle aree interne (circa uno su tre).
Tra le città capoluogo di provincia, Monza e Firenze raggiungono il 72% secondo i dati dello scorso anno scolastico. Tra le situazioni peggiori, invece, ci sono L’Aquila e Forlì (entrambe all’8,6%), Catanzaro (8%) e Catania (7,3%). In Piemonte, in cima alla classifica c’è Torino, con il 60,19% degli edifici statali dotati di palestra. Al secondo posto si colloca Novara con il 52,56% e al terzo Asti (45,28%). Seguono poi, in ordine, Vercelli (41,94%) e Alessandria (41,86%). Bisogna aspettare il sesto posto per trovare il capoluogo della Granda, che si colloca in linea con la media nazionale, registrando 16 edifici con palestra su 44 (pari al 36,36%). In fondo, Biella (34,15%) e Verbania (25%).
Guardando la situazione del Cuneese, come riporta la fondazione Openpolis sono 76 i comuni che, pur avendo almeno un edificio scolastico statale, non sono dotati di nessuna palestra. Ventiquattro sono invece quelli che hanno la metà delle scuole con un luogo predisposto per fare attività sportiva, tra questi ci sono città come Boves e Vignolo. Ottima, invece, la situazione in diciannove comuni – tra cui figurano Limone Piemonte, Paesana e Pianfei – caratterizzati dal 100% delle scuole con spazio adibito a palestra.