Sono ben 57 i viadotti piemontesi che non hanno un proprietario e di cui nessuno fa la manutenzione. Praticamente oltre il 50 per cento dei viadotti delle strade gestite da Anas, in quanto il totale ammonta a 110 su 696 chilometri.
A 'sganciare la bomba', con dati nazionali, è stata Milena Gabanelli sul Corriere della Sera. Nella sua rubrica 'Data Room' la giornalista d'inchiesta ha reso pubblica una lettera firmata dall'amministratore delegato di Anas Gianni Armani al Ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, nella quale il funzionario denuncia che (in tutta Italia) sono ben “1.425 i cavalcavia che non hanno una proprietà”.
La missiva risale al 19 dicembre scorso, quando ancora era troppo fresca la tragedia del 'Morandi', ma crolli di ponti si sono verificati in tutta Italia, provincia di Cuneo compresa. Era il 18 aprile del 2018 quando un pezzo di tangenziale di Fossano cadde su una macchina dei Carabinieri e solo per una casualità non ci furono morti e feriti. La procura sta ancora indagando sulle responsabilità, ma la causa dei cedimenti , come in tanti altri episodi analoghi è chiara e semplice: chi gestisce le infrastrutture non fa la manutenzione.
Armani ad inizio 2017 aveva avviato un censimento dei ponti che incrociano la rete gestita dall’azienda pubblica e il quadro che ne è uscito è piuttosto preoccupante. La missiva inviata dall'oramai ex a.d. (pochi giorni prima di lasciare l'incarico) al Mit ha ricevuto risposta l'8 gennaio: “Si proceda intanto con la sorveglianza delle opere da identificare — scrive il direttore generale Antonio Parente — tuttavia la gravità della situazione emersa sottende possibili profili di irregolarità”. Al momento non ci sono dati certi per la provincia di Cuneo, ma in ogni caso (ipotesi valida per tutto il territorio nazionale) si presume che si tratti di cavalcavia sovrastanti le strade gestite da Anas, in caso contrario lo scenario sarebbe ancor più preoccupante.
La domanda che sorge spontanea è com'è possibile che questi ponti non abbiano una proprietà definita? A quanto scrive la Gabanelli “Non è possibile risalire con certezza al gestore di un ponte perché nella maggior parte dei casi ha registrato passaggi di proprietà o di gestione. Se i titolari sono privati, come nel caso di Consorzi o singole società, possono subentrare contenziosi, fallimenti, decessi. Cambiano gli uomini, i riferimenti, e tutto si confonde. Nel caso di enti pubblici, le responsabilità si rimpallano davanti al Tar, e in assenza di interventi tutti confidano nella buona sorte”. Urge una rapida definizione della situazione.