Gli appassionati di stranezze dalle aule di giustizia ricorderanno il video del parmense Andrea Alongi, chiamato qualche anno fa a testimoniare in un processo poi passato “alla storia” sul web: “La Polizia Municipale fa le multe, dai” rispondeva il giovane alle domande del pm, come a dire che dai vigili non è lecito aspettarsi molto altro (e di sicuro non controlli antidroga, come nel suo caso).
L’assessore cuneese alla Polizia Locale Cristina Clerico non la mette certo in questi termini, ma la risposta al consigliere forzista Franco Civallero non è troppo lontana nella sostanza: “La Polizia Locale fa il suo lavoro. Ci sono una marea di sanzioni che eleviamo anche per temi vicini a quello di cui stiamo parlando, dai verbali per manifesta ubriachezza in strada alle infrazioni dell’ordinanza anti alcolici. Questi sono i temi su cui il questore ci ha chiesto di concentrarci: il macro tema dello spaccio è di competenza specifica delle forze dell’ordine statali, il corpo di Polizia Locale nasce per altre incombenze”.
A ciascuno il suo mestiere, insomma. Tutto questo, appunto, replicando a un’interpellanza che Civallero aveva presentato per il Consiglio comunale di aprile, ma che a causa delle note vicende - la crisi in maggioranza e la sospensione della seduta - è stata rinviata di un mese. “Quando ho presentato questa interpellanza pensavo non sarebbe più servita, perché avevamo avuto rassicurazioni dalla sindaca sul fatto che il problema era quasi risolto” ha ironizzato l’ex sfidante di Manassero. Perché di episodi di microcriminalità in città ce ne sono poi stati altri: il danneggiamento di una vetrina in piazza Boves, lo scorso 21 maggio, e la distruzione del finestrino di un’auto in sosta in via della Pieve, il 23. Episodi che si sommano alla quarantina di casi segnalati negli ultimi mesi tra il lungogesso, i corsi Marconi e Dante, le vie Meucci, Gallo, d’Azeglio e Boggio.
Dalla minoranza: “Non servono iniziative sociali, senza controllo del territorio”
“Da anni, ormai, si assiste a situazioni degne delle periferie delle metropoli e non di certo di una città di provincia misurabile a piedi” lamenta Civallero, riportando l’attenzione su piazza Boves: “Tra il sesto e il settimo piano del parcheggio c’è il mercato: sono piccole bustine ma di valore notevole. Si parla di cocaina, eroina, ma soprattutto crack e Rivotril, un farmaco che associato all’alcol produce effetti simili all’eroina e comporta un’aggressività difficile da contenere”. Altrettanto agguerrito è Paolo Armellini (Indipendenti), che accusa: “Avete sottovalutato il problema e vi siete mossi tardi, dando troppo peso a iniziative sociali che sono importanti ma, se non supportate dal controllo del territorio, non portano da nessuna parte. Abbiamo speso inutilmente 400mila euro nel progetto Boa che da più parti, antropologi compresi, sono stati dichiarati fallimentari”. Armellini contesta le conclusioni dell’ultima riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, tenutosi venerdì 24: “Si dice che i dati ‘non indicano un allarme sicurezza a Cuneo’: cosa ci vuole? Il ferito grave, il morto?”. “Questi episodi ‘isolati’ non sono più tanto isolati: il problema c’è e bisogna affrontarlo” aggiunge Noemi Mallone (Fratelli d’Italia).
Diverso il sentire tra i banchi dell’opposizione di sinistra: “Probabilmente di interventi sociali non ce n’erano abbastanza, se siamo arrivati in una situazione come quella attuale, dove tanti vedono in alcuni tipi di droga la loro scelta finale” obietta Nello Fierro (Cuneo per i Beni Comuni). Sulla sicurezza, continua, “bisogna fare pace con se stessi”: “Condivido le preoccupazioni e sono stato il primo a pormi il problema se abbassare la saracinesca dopo le prime spaccate, ma a questo punto Piantedosi sta fallendo”. Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia) ricorda: “Ci sono parecchi immigrati in carcere, quando escono non vengono messi in regola perché non c’è la possibilità di farlo e non possono che tornare a delinquere”.
La replica della giunta: “Aumenta la complessità, ma Cuneo non è il Far West”
“Noi cerchiamo di realizzare tutti gli interventi che vengono richiesti al tavolo ordine e sicurezza” ribadisce l’assessore: per esempio? “Quando si tratta di implementare l’illuminazione pubblica e la videosorveglianza, cosa che è stata fatta anche di recente sui giardini Fresia e ha offerto una prima risposta”. Ma una panacea dei mali non esiste: “Non vi stiamo dicendo di essere quelli che risolveranno il problema che Piantedosi non sta risolvendo. Dalla situazione oggettiva alla descrizione del Far West che deriva da molte vostre descrizioni, a mio avviso, c’è di mezzo la realtà: quella di una complessità aumentata, anche nei piccoli capoluoghi”. I mezzi, per i civich, sono limitati: “Qualsiasi tipo di distrazione delle forze di polizia locale lascia sguarnita la città su altri fronti, come quello della viabilità, che sono altrettanto necessari per sentirsi sicuri, in una città che era e resta sicura, ma è molto più complessa di quanto fosse in passato”.
Alla “complessità” fa riferimento anche l’intervento della sindaca Patrizia Manassero: “È un tempo complicatissimo che sta scaraventando sulle città e i territori i più fragili e i più vulnerabili: lo abbiamo visto l’altro giorno nella commissione in carcere”. Al tavolo della prefettura si è affiancato perciò un gruppo di lavoro che vede forze dell’ordine e Comune insieme a dipartimento di salute mentale, Serd e ospedale: “Siamo tutti preoccupati per l’uso del crack, in altri Paesi si sta affrontando l’uso del fentanyl” fa presente la sindaca. In parallelo, c’è il lavoro sull’integrazione degli immigrati: “Un progetto che funziona e di cui siamo molto orgogliosi, ma ha due limiti: la volontarietà dell’adesione, perché non ci sono mezzi coercitivi che impongano di stare in questi progetti, e la mancanza di coperture”.