Tutto da rifare per il bando “Sport e Periferie”, dopo la modifica dei parametri che è costata al Comune di Cuneo la bellezza di 32 punti in graduatoria. Come il Sisifo del mito greco, l’amministrazione si ritrova ora a lottare per la sospirata promozione nella “Serie A” dei finanziamenti ministeriali.
Quei soldi servirebbero per riqualificare lo stadio “Fratelli Paschiero”, un intervento che la città attende da anni e che due interpellanze di Franco Civallero (Forza Italia) e Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni) hanno di nuovo sollecitato. Il bando prevede, per i comuni sopra i 15mila abitanti, la possibilità di ottenere un contributo fino a 3 milioni di euro. Le domande potranno essere presentate dal 5 maggio: la graduatoria sarà redatta su base regionale, per consentire alle singole regioni di poter eventualmente finanziare, a scorrimento, i progetti valutati come idonei. La somma complessiva, 110 milioni di euro, è la più alta finora investita, come ha ricordato il ministro dello Sport Andrea Abodi.
Fino a ieri, lunedì 28, Cuneo era molto avanti in graduatoria. Ma un nuovo avviso di bando ora modifica alcuni parametri: “Quella modifica rischia di tagliare fuori una fetta incredibile di aree geografiche” lamenta l’assessore allo Sport Valter Fantino. “Soltanto per la rideterminazione delle medie nazionali degli indicatori territoriali, - spiega - perdiamo in un colpo solo 32 punti: al bando si deve arrivare con 55 punti. Stamattina siamo ripiombati sotto, io questo non lo trovo molto corretto”. La modifica sarebbe più favorevole alle esigenze del Meridione: “È vero - puntualizza Fantino - che alcuni parametri sociali sono peggiori nel Sud, ma è altrettanto vero che l’impiantistica sportiva è malmessa tanto al Nord quanto al Sud”. “Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole” direbbe il sommo poeta. Cuneo comunque ce la metterà tutta per afferrare, almeno per il rotto della cuffia, il finanziamento.
“Lo stadio di Cuneo è in una situazione precaria a essere gentili” fa presente Civallero, riconoscendo a Fantino di aver “fatto l’impossibile per sistemare il campo di gioco”: “Cuneo meriterebbe qualcosa di più” conclude, con un auspicio condiviso anche dai colleghi Santina Isoardi (Partito Democratico), Massimo Garnero (Fratelli d’Italia) ed Elio Beccaria (Cuneo Civica). Sturlese pone un possibile tema di agibilità, rispetto al quale Fantino è categorico: “Non c’è nessun problema: l’impianto è stato visitato ancora l’11 marzo dalla Figc, con il nulla osta per l’attuale campionato di Eccellenza e la Serie B femminile”.
Poi c’è l’altro tema, quello che non attiene all’impiantistica ma ai risultati sportivi. Lo solleva Paolo Armellini (Indipendenti), ripercorrendo le varie tappe della risalita dopo il fallimento: “A partire dal fallimento del 2019 fino al 2021, con la partecipazione al campionato di Eccellenza: sono ormai quattro anni che ci misuriamo con paesi di quattro o cinquemila abitanti. Va nen bin”. Uno stadio riqualificato, aggiunge, “avrebbe potuto ospitare la Juventus Under 23 che oggi gioca a Biella e il Bra appena promosso in serie C che probabilmente, anzi sicuramente, andrà a giocare ad Alessandria”. “Il vero problema di questa città, al contrario di altre, è che coloro che rivestono posizioni di prestigio non investono sullo sport” osserva Beppe Lauria (Indipendenza!), puntando il dito contro chi ha preceduto Fantino nell’incarico di assessore allo Sport, ovvero Cristina Clerico: “Il fallimento giudiziario non avrebbe inficiato la possibilità di iscriversi alla D e attirare forse nuovi soggetti”.
Da ex calciatore biancorosso a fine anni Settanta, Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia) denuncia i costi del calcio “oggi insostenibili” ma anche una cronica assenza di programmazione: “Un forte settore giovanile può essere il vero business, ma richiede investimenti nel tempo: è sempre mancata la pazienza per investire sui giovani”. Fantino lo rileva anche parlando dei tempi del Cuneo di Marco Rosso: “Senza un’anima territoriale di squadre ne puoi fare tante, ma durano poco”.
Infine, un accenno all’insostenibilità della competizione: “Dal 2011 al 2025 sono quasi 200 le società di serie C che sono fallite e il prezzo di questi fallimenti lo hanno pagato le aziende sul territorio: sarebbe utile che qualcuno capisse che si potrebbe avere una C a 40 squadre aprendo alle città la possibilità di stare a certi livelli, ma senza chiedere la luna”.