Riceviamo e pubblichiamo una lettera inviataci da un nostro lettore:
Egregio Direttore,
sono cresciuto a Cuneo e da 3 anni ormai mi trovo all'estero per lavoro, faccio parte del progetto Avere un Sogno: Granda, nato per parlare di sviluppo sostenibile, giovani ed impresa nel territorio della provincia di Cuneo.
Oggi son sceso in piazza come tutti qui a Parigi, penso per la cinquantesima volta nella mia vita, ricordo la prima manifestazione contro la riforma scolastica che voleva "americanizzare" il diritto allo studio spostando fondi pubblici sull'istruzione privata, ricordo le ultime per chiedere di salvaguardare la ferrovia Cuneo-Nizza contro la chiusura e per chiedere di pedonalizzare il centro storico della mia città.
Oggi ho visto qualcosa di diverso, qualcosa che rende questo venerdì diverso da tutte quelle mattinate passate, a volte in una ventina di persone appena, a lottare per questo diritto o quell'altro.
Verrebbe da dire che la differenza percepibile sia direttamente correlata con il trovarsi all'estero, lontano da casa, in una grande città ma ritengo abbia poco a che vedere con questo.
Oggi la mia riflessione è profondamente diversa perché quello che ho visto in piazza non aveva nulla di somigliante ad una richiesta a furor di popolo (come i giornali francesi hanno definito per esempio l'appuntamento settimanale dei gilet jaunes), oggi quello che ho visto qui a Parigi ed in modo identico in centinaia di piazze europee è una risposta, nel senso più stretto e letterale del termine.
Quello che oggi si è visto nelle piazze infatti non ha nessuna bandiera, non è minimamente imputabile ad un partito politico, ad un movimento ambientalista o ad una regia in senso stretto e forse per la prima volta da troppo tempo, non aveva nessuno slogan contro un personaggio politico specifico.
Oggi in piazza non ho visto odio, non ho visto domande, non ho visto dita puntate ma ho visto risposte, chiare come non mai: oggi i giovani di questa Europa hanno risposto al 900, hanno risposto alle domande sull'astensionismo elettorale, hanno risposto a chi tocca il compito di pianificare lo sviluppo per i prossimi decenni, hanno risposto al "cosa vuoi fare da grande?", hanno risposto alla demagogia di piazza, hanno risposto ai partiti, hanno risposto sul tema dei confini, hanno risposto all'economia ed hanno risposto ai grandi dibattiti da salotto sul nostro futuro.
Oggi, per la prima volta da decenni, nessuno ha posto domande o richieste in piazza ma son solo state date risposte nell'unico modo in cui ti riesce quando sei adolescente o poco più: urlando con tutte le energie e ridendo.
Oggi per la prima volta non è servito raccogliere firme, non si è discusso un argomento che ci può trovare favorevoli o contrari a seconda delle nostre opinioni, il messaggio era chiaro: il pianeta è uno, il nostro modello è insostenibile e le soluzioni non possono avere orizzonti temporali più lontani di "domattina", nessun obiettivo 2030, nessun medio-lungo termine è accettabile.
Oggi eravamo in piazza e da lunedì finalmente osserveremo: chi proverà a dare risposte a domande non fatte è semplicemente fuori da questo tempo, chi invece prenderà queste risposte e le trasformerà in realtà ha semplicemente capito che per guadagnarsi un posto da decisore in questo 2019 serve lavorare sodo per concretizzare quelle risposte scritte su mille cartelli di cartone, striscioni e magliette senza scuse e senza prendere tempo.
Chi saprà farlo sopravviverà al tempo.
Matteo Cavallera
Associazione Avere un sogno: Granda