Lo “shrinkflation” è l’ultima trovata per scaricare l’aumento dei costi alimentato dalla guerra in Ucraina sugli anelli deboli della filiera come consumatori e produttori. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare la decisione dell’Antitrust di accendere un faro su questa particolare tecnica di marketing attraverso cui le aziende riducono la quantità di prodotto nelle confezioni senza ridurre i prezzi.
Con la guerra si moltiplicano speculazioni e pratiche sleali sui prodotti alimentari, che vanno dai tentativi di ridurre la qualità dei prodotti offerti sugli scaffali alle etichette ingannevoli fino al taglio dei compensi riconosciuti agli agricoltori al di sotto dei costi di produzione.
“Una situazione inaccettabile – denuncia il Presidente di Coldiretti Cuneo Enrico Nada – se si considera che per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori e, se si considerano i soli prodotti trasformati, la remunerazione nelle campagne scende addirittura ad appena 6 centesimi. Non mancano i tentativi di importare dall’estero prodotti ottenuti secondo criteri di sicurezza al di sotto degli standard nazionali.
“Per garantirsi prodotti freschi e di qualità, ma anche per sostenere il sistema produttivo territoriale e non cadere negli inganni, il nostro consiglio è di acquistare prodotti locali che non devono subire grandi spostamenti, comprare direttamente dagli agricoltori o nei mercati di Campagna Amica diffusi in tutta la nostra Regione in modo capillare” conclude il Direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu.