Riceviamo e pubblichiamo.
Lo stop delle auto a gasolio Euro 5 in Piemonte ha creato un acceso dibattito negli ultimi giorni, avvicinandosi la fatidica data del 15 settembre: da quel giorno, infatti, tale tipologia di veicoli non potrà più circolare in ben 76 comuni della nostra regione, con un stop forzato che sarà in vigore dalle ore 8 alle 19 nei giorni feriali dal 15 settembre 2023 al 15 aprile 2024.
In particolare per la provincia di Cuneo riguarderà i comuni di Cuneo, Alba, Borgo San Dalmazzo, Bra, Busca, Fossano, Mondovì, Savigliano e Saluzzo. Secondo le stime il divieto coinvolgerà oltre 140 mila automobili Euro 5 e, considerando anche i veicoli diesel Euro 4 o inferiori, la restrizione coinvolgerà più di 600 mila veicoli sul territorio piemontese.
È evidente che si tratta di una decisione draconiana, che trova la sua origine nella Direttiva Europea 2008/50 del 21/05/2008, e che avrà un forte impatto economico su famiglie e imprese già gravate dal difficile periodo nel quale stiamo vivendo: per questo Granda in Azione auspica che si possa individuare una deroga a tale divieto mediante un’interlocuzione politica tra Regione e Governo, da una parte, e Unione Europea dall’altra.
Restiamo, tuttavia, stupiti da alcune reazioni pubbliche provenienti da esponenti della maggioranza di governo in Regione, dalle quali sembra quasi che il provvedimento in questione sia figlio di nessuno.
Sebbene, infatti, tale misura rientra nell’ambito di applicazione del Piano Regionale di Qualità dell’Aria (PRQA), approvato dallo scorso Consiglio Regionale, a guida PD, l’attuale Giunta Regionale ha approvato, in data 26/02/2021 ed in data 6/08/2021, le delibere n. 9-2916 e n. 26-3694, che hanno sostanzialmente inasprito le restrizioni al traffico veicolare già precedentemente previste, giungendo al blocco totale degli Euro 5 che entrerà in vigore tra qualche settimana. Viene, quindi, da chiedersi dov’era due anni fa chi oggi si indigna a gran voce e chiede l’intervento del Governo, in quanto non ci pare di avere sentito le stesse reazioni allora, quando, forse, si sarebbe potuto intervenire con più tempo al fine di individuare dei correttivi appropriati.
Pertanto, all’esponente della maggioranza regionale che ha rigorosamente esclamato “noi non lo permetteremo”, suggeriamo di iniziare la ricerca dei “gretini” dai suoi compagni di partito che hanno votato le delibere e di trasformare il suo motto in: “non avemmo dovuto permetterlo”. Infine, in attesa di nuovi sviluppi, ci siano consentite due riflessioni.
Ancora una volta, ahinoi, assistiamo ad un episodio di “indirizzo” da parte della magistratura di scelte politiche sulla base di inchieste a strascico che spesso finiscono in una bolla di sapone: è superfluo, infatti, evidenziare come su tutta questa vicenda abbia influito la recente chiusura delle indagini preliminari da parte della Procura di Torino, che ha portato alla notifica degli avvisi di garanzia, tra gli altri, all’ex Governatore Sergio Chiamparino ed a Chiara Appendino, già Sindaco di Torino.
Inoltre, questa vicenda ci pare davvero il segno dei tempi e di una politica nella quale tutto si dimentica e dove si può sostenere tutto ed il contrario di tutto al solo scopo di ottenere qualche like sull’onda del momento.
Mala tempora currunt.
Granda in Azione