CUNEO - STRACÔNI 2016

Giovanni Giolitti: lo statista

31/10/2016 16:38

Come ogni anno, ogni partecipanti alla Stracôni riceve numerosi gadget in regalo e tra di essi vi è un portachiavi di metallo con raffigurante un personaggio legato alla storia ed alla vita della città nel corrente anno e Giovanni Giolitti; conosciamo, brevemente, questa insigne figura.
Giovanni Giolitti (1842 – 1928)
Per ben cinque volte fu presidente del Consiglio dei ministri e la sua permanenza a capo del Governo fu una delle più longeve della storia italiana; il periodo storico durante il quale operò viene definito "Età giolittiana" (primi quindici anni del Novecento).
Nato a Mondovì il 27 ottobre 1842 era figlio del cancelliere del locale tribunale ma, ancora in culla, fu orfano del padre Giovenale ed è così che la madre, Enrichetta Plochiù di origine francese, si trasferì a Torino dove il giovane Giovanni crebbe seguito dalle attenzioni ed insegnamenti degli zii materni. Frequentò il ginnasio "San Francesco da Paola" di Torino ed in seguito la facoltà di Giurisprudenza all’Università degli Studi di Torino dove, a soli 19 anni e grazie ad una speciale deroga del rettore, di laureò. Gli impegni di lavoro lo videro impegnato, dapprima, nel Ministero di Grazia, Giustizia e culti (1862), in seguito, al Ministero delle Finanze (1869) per poi proseguire quale funzionario alla Corte dei Conti (1877) ed infine (1882) nel Consiglio di Stato.
Nel 1882 venne eletto, per la prima volta, deputato a Cuneo carica che mantenne sino al 1924.
Nel secondo governo Crispi (1889) divenne Ministro del Tesoro cui seguì quella delle Finanze ad interim; nel 1890, in seguito a divergenze sulla politica coloniale intrapresa, si dimise da incarichi governativi.
Nel 1892 (15 maggio) la nomina come primo ministro, il Governo durò poco più di un anno fino al 15 dicembre 1893; inviso ai grandi proprietari terrieri ed industriali per la sua contrarietà alla repressione con la forza delle proteste popolari che attraversavano tutta l’Italia, Giolitti rimase politicamente in disparte.
Fu ministro degli Interni del governo Zanardelli (1901-03), durante il quale fu in pratica l'ispiratore dell’azione governativa.
Il secondo Governo Giolitti (3/11/1903 – 12/03/1905) fu contraddistinto da un "cambio generazionale" nel trattare le agitazioni sociali; infatti, il Giolitti di fatto introdusse il dialogo tra le parti convinto che lo Stato doveva avere una funzione mediatrice e di tutela dell’ordine pubblico senza aver l’obbligo di spalleggiare una o l’altra parte in conflitto.
Nel 1904 venne approvata la Legge 36 che regolamentava i manicomi; detta Legge rimase in vigore sino al 1978 sostituita dalla Legge 180.
Il terzo Governo Giolitti (29/05/1906 – 12/03/1909), definito come ‘lungo ministero’, fu per l’appunto uno dei più longevi della storia politica italiana. Innumerevoli ed importanti furono le opere di governo e, non meno importante, fu la gestione e mobilitazione nazionale in occasione del terremoto di Messina (1908). In questo periodo governativo  molteplici le iniziative che portarono  nuove e ricche risorse economiche nelle casse governative; altrettanto importanti le leggi per tutelare il lavoro minorile e femminile; rispettivamente introducendo limiti di età, 12 anni, e durata di lavoro, 12 ore. L’azione politica ed economica del terzo governo Giolitti portò l’Italia ad una importante stabilità monetaria.
Il quarto governo Giolitti (30/03/1911 – 21/03/1914) nazionalizzò le assicurazioni sulla vita, con la nascita dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni (INA), del suffragio universale maschile (per gli over 30), l’introduzione di un’indennità mensile ai deputati (in tal modo anche i meno abbienti avrebbero potuto partecipare alle elezioni e venire eletti) e nel settembre del 1922 diede inizio alla conquista della Libia.
Lo statista, dopo un breve periodo di pausa politica causate dalle sue posizioni neutraliste in merito al 1° conflitto mondiale, ritornò alla guida del suo quinto governo (15/06/1920 – 4/07/1921) in un periodo carico di tensioni e proteste economiche che gestì, come in precedenza, con il dialogo e la mediazione. Tentò di attuare un risanamento economico delle finanze statali con una riforma del prelievo fiscale introducendo di fatto la progressività delle imposte, in sostanza un risanamento che premeva sulle classi più agiate.
L’avvento del fascismo lo visse come oppositore e, pertanto, venne ogni giorno di più estraniato dalla vita politica nazionale e locale.
Giovanni Giolitti, da molti definito un liberale progressista, colpito da una broncopolmonite morì a Cavour il 17 luglio 1928.

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