Chiedono la ripresa dei comunicati “almeno settimanali” sull’andamento del contagio in città e sullo stato vaccinale della popolazione i consiglieri di Cuneo per i Beni Comuni Ugo Sturlese e Luciana Toselli.
Con un’interpellanza che verrà discussa nel Consiglio comunale di domani (lunedì 26), i due esponenti della sinistra civica mettono in guardia da quello che ritengono essere un allentamento delle misure di prevenzione da parte dell’amministrazione: “Da molte settimane è venuta meno una informazione attiva da parte delle istituzioni locali, anche in presenza in ultimo di una ripresa dei casi positivi e a fronte di un’altissima incidenza dei contagi e della mortalità riscontrata nella nostra provincia e nella nostra città in occasione della terza ondata della pandemia”.
In particolare, sostengono Sturlese e Toselli, mancano informazioni sull’andamento della vaccinazione a livello comunale, sulle misure di miglioramento del trasporto locale e scolastico e sulle iniziative per incentivare la vaccinazione della popolazione in età scolare e dei docenti. Alle giovani generazioni in particolare, osservano gli interpellanti, “deve assolutamente essere garantito l’accesso alla scuola in presenza onde cercare di non aggravare ed in prospettiva di superare il gap di apprendimento accumulato e dimostrato dai test Invalsi nell’anno trascorso”. Si chiede particolare attenzione anche nel coinvolgere gli operatori del settore ricreativo, della ristorazione e dell’ospitalità alberghiera in vista dell’entrata in vigore del green pass, nonché l’adozione di misure per garantire la copertura vaccinale anche ai lavoratori agricoli senza fissa dimora.
“Nell’ultima settimana si è riscontrata una triplicazione dei contagi da coronavirus legati alla prevalenza della variante delta, che fa ritenere possibile il ritorno a breve di cinque Regioni in ‘zona gialla’” avvertono i due consiglieri, entrambi medici in pensione: “A tale proposito - sottolineano - il semplicistico rimedio che gli organi politici e sanitari sembrano voler adottare in considerazione della maggiore estensione delle vaccinazioni (pur con alcuni limiti: caduta del tasso di prime inoculazioni), sembra consistere nel cambiare il criterio di allarme, trasferendolo dall’indice di contagio RT all’indice di ospedalizzazione e di ricovero in ospedale e in Terapia intensiva, reso più contenuto dalla relativa protezione ottenuta nelle persone più vulnerabili con la vaccinazione. Assumendo questo criterio di valutazione al fine di mantenere aperte senza le opportune restrizioni le attività economiche tipiche della stagione estiva, si dà per scontata la inaccettabile asserzione secondo la quale l’obbiettivo attuale rimane quello della convivenza col virus per almeno 2-3 anni, senza considerare il pericolo che ulteriori varianti potrebbero non rispondere agli attuali vaccini, il rischio che una mancata vaccinazione nei Paesi poveri (oggi 2-3% della popolazione) possa travolgerci con nuove presentazioni del virus e dimenticando che alcuni Paesi dell’Asia sudorientale adottano invece con successo politiche preventive (lockdown limitati, testaggio e tracciamenti precoci) che ottengono il quasi azzeramento dei contagi”.