I fondi per la costruzione del nuovo ospedale di Cuneo sono ormai un “caso”. Di cui si discuterà anche nel prossimo Consiglio comunale, la cui prima seduta è in programma lunedì 12.
A porre la questione nell’assemblea civica sono due dottori. Uno, l’ex primario ospedaliero Ugo Sturlese di Cuneo per i Beni Comuni, aveva già annunciato un’interpellanza per sapere come intenda porsi l’amministrazione comunale di fronte alla paventata
ipotesi di un partenariato pubblico-privato con la holding della famiglia Dogliani. L’altro, il medico di famiglia nonché ex presidente del Consiglio comunale
Nino Pittari, da poco uscito dal Pd ma rimasto in maggioranza, ha presentato un’analoga interrogazione alla sindaco Manassero.
Lo scopo del suo intervento è sapere cosa sia emerso dal recente
incontro tra Manassero e l’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi. Era stato proprio Icardi, mesi fa, ad assicurare a tutti che i soldi per il nuovo ospedale a Confreria si sarebbero trovati e che sarebbero stati fondi pubblici dell’Inail. In pieno agosto invece è arrivata la retromarcia, che parrebbe accomunare Cuneo ad altri hub sanitari su cui la Regione ripone grandi aspettative - Novara e Alessandria in primis. Si parla perciò della possibilità di un accordo che porterebbe capitali privati nel progetto: sulla questione si è espressa favorevolmente la Regione tramite l’Ires, mentre l’azienda sanitaria deve tuttora pronunciarsi.
“La notizia ha generato forte interesse e non velate preoccupazioni nell’opinione pubblica” rileva Pittari, lamentando che siano stati forniti “pochi chiarimenti che invece sarebbero assolutamente necessari”: “È mancata, almeno in parte, la propedeutica informazione ai consiglieri comunali, cosa che, per un intervento che riguarda il settore ospedaliero, sarebbe doverosa e dovuta per assicurare trasparenza ed evitare dubbi che sono emersi da più parti”. Alla sindaco si chiede anche se sia sua intenzione convocare “un consiglio comunale aperto, con la partecipazione di esperti”, in modo da chiarire “la portata dell’intervento, la sua legittimità, i limiti entro cui si muoverebbe il privato, la compatibilità e la sostenibilità economica dell’intervento”, ma soprattutto “l’esistenza di eventuali ‘privatizzazioni’ di settori con riflessi sulla cura dei pazienti o sui costi che dovrebbero sostenere per accedere in forma celere alle cure”. Si domanda inoltre “se sia stata esperita la possibilità di un’azione comune con la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo”, ulteriore quesito a cui la prima cittadina sarà chiamata a rispondere.