Gente che viene, gente che va. Negli ultimi mesi è stato un gran via vai tra Torino, Roma e Bruxelles. Gli amministratori nostrani hanno percorso, chi più chi meno, centinaia di chilometri per chiedere risposte sul completamento dei nove chilometri dell'autostrada Asti-Cuneo. Il programma segue sempre uno schema analogo, a prescindere dall'orientamento politico del pellegrino: viaggio, incontro con il funzionario di turno per ascoltare delle ovvietà e roboante dichiarazione a mezzo stampa.
Nonostante l'impegno profuso dai politici di casa nostra di cantieri nemmeno l'ombra: restano fermi, come lo sono da sette anni a questa parte. Nel pomeriggio di ieri, mercoledì 23 ottobre, il presidente della Regione Alberto Cirio e il sindaco di Alba, Carlo Bo. I due hanno visto l'ambasciatore Michele Quaroni, rappresentante permanente italiano presso l'Unione Europea e, così pare, competente per il dossier sull'Asti-Cuneo.
Anche questa volta l'appuntamento ha seguito il 'solito' schema, ma con una novità: le pur ovvie dichiarazioni della rappresentanza sono servite a riportare l'attenzione sul vero tema all'ordine del giorno e hanno mostrato che il re... è nudo.
“La Commissione Ue, alla luce del cambio di governo italiano, attende che il nuovo esecutivo dica ufficialmente la strada che si intende seguire per il completamento dell’Asti-Cuneo – hanno detto Cirio e Bo -. La Commissione ha due dossier aperti sul tavolo: quello Delrio, già autorizzato, e quello Toninelli”.
Le affermazioni effettuate ieri dal governatore e dal primo cittadino di Alba mettono in netta difficoltà il governo giallorosso, in quanto è emerso chiaramente che una decisione sulla strada da percorrere non è stata presa e la situazione versa nuovamente in una situazione di stallo.
Eppure né Movimento Cinque Stelle né Partito Democratico possono accampare scuse.
Per mesi gli esponenti, locali e non, dei democratici ci hanno raccontato che con la soluzione Delrio i cantieri sarebbero stati pronti a partire. In molti ricorderanno le affermazioni dell'allora governatore Sergio Chiamparino e della deputata Chiara Gribaudo quando Danilo Toninelli non era un senatore degli alleati pentastellati, ma il ministro delle Infrastrutture dell'odiato governo M5S-Lega . “I lavori sono pronti a partire con la soluzione prospettata da Delrio. La verità è che eravamo pronti a far partire i cantieri entro fine anno sulla base del progetto low cost da 350 milioni e invece si continua a perdere tempo ed è tutto fermo".
Questa una delle innumerevoli dichiarazioni pescate in rete, risale a circa un anno fa. L'ha pronunciata l'ex sindaco di Alba, Maurizio Marello, oggi consigliere regionale, ma può essere messa in bocca senza modifiche a qualsiasi esponente del PD che accusava il titolare del ministero di piazzale Porta Pia di 'bloccare i cantieri'. Non avevamo motivo per non credere alle parole dei rappresentanti dem, ma oggi qualche dubbio è legittimo. Il partito del segretario Nicola Zingaretti è tornato al Governo da più di un mese e al dicastero delle Infrastrutture ha piazzato addirittura una delle sue esponenti di punta, la 'numero due' dell'ex presidente della provincia di Roma Paola De Micheli. Se è così qual è il motivo per cui i cantieri non sono ancora partiti?
Dalla visita di Giuseppe Conte e di Danilo Toninelli al moncone di Cherasco prima, e in Prefettura a Cuneo poi, sembrano passati anni. Eppure sono trascorsi poco più di sei mesi da quando l'esecutivo legastellato aveva promesso che i cantieri sarebbero partiti entro l'estate. Le scuole sono ricominciate, ma di operai non se ne sono visti. Nella sua 'gita' cuneese di marzo, Toninelli aveva dichiarato che l'autorizzazione dell'Europa non sarebbe stata necessaria, mentre gli esponenti del PD, con la Gribaudo e l'allora assessore ai Trasporti della Regione Piemonte, Francesco Balocco, avevano fin da subito affermato che il via libera dell'UE sarebbe servito eccome.
Qual è la verità? Effettivamente non serve alcuna autorizzazione preventiva della Commissione. I lavori potrebbero partire anche subito, ma la stessa potrebbe poi far partire una procedura d'infrazione (non propriamente una multa per divieto di sosta). Già nei mesi scorsi infatti, è stato chiesto un approfondimento in merito al valore della quota di subentro, ritenuta troppo alta. La relazione tecnica con le risposte a questi dubbi è arrivata solo ad agosto, inviata dal ministro Toninelli nel periodo di transizione tra il vecchio e il nuovo governo.
Sorge un dubbio. L'ex ministro si è sempre detto sicuro che non ci sarebbero stati problemi con l'Unione Europea. Se il movimento di Luigi Di Maio è così sicuro delle parole dell'uomo a cui ha affidato uno dei dicasteri più delicati perché non ha dato il via libera ai cantieri?
Per mesi Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle hanno sbandierato di avere in tasca la soluzione per completare i nove chilometri mancanti. Ora governano insieme, ma i lavori non sono ancora partiti. Se la soluzione prospettata da Toninelli non è percorribile a breve termine perché non tornare alla soluzione Delrio (che pare abbandonata anche dagli stessi esponenti dem)?
Il tempo degli annunci e dello scaricabarile sull'Unione Europea è finito. Intanto dalle parti della Prefettura si chiedono come mai non ci sia più nessuno a protestare con la fascia tricolore davanti al signorile palazzo di via Roma. Lo scorso inverno i sindaci del territorio avevano allestito un presidio permanente per chiedere risposte sull'autostrada, poi sbaraccato dopo aver ottenuto le promesse di Toninelli e Conte. Oggi la situazione è la stessa, ma l'autostrada sembra non interessare più a nessuno. Certamente non sarà così, ma qualche malpensante potrebbe obiettare che lo stato dei lavori è sì il medesimo, ma ad essere cambiato è l'orientamento del governo...
Sia chiaro, è poco credibile. È più probabile che gli amministratori della Granda abbiano grande fiducia nel nuovo esecutivo, d'altronde al timone del paese ci sono i due partiti che negli ultimi mesi hanno sbandierato più degli altri di avere la soluzione a portata di mano.
Sarà così? Con i se e con i ma non si fa la storia, eppure è ragionevole pensare che se l'argomento fosse stato l'Asti-Cuneo la mano sul fuoco non l'avrebbe messa neanche Muzio Scevola...