Riceviamo e pubblichiamo.
La mancata apertura del tunnel di Tenda annunciata per questo inverno è una doccia freddissima per le comunità che abitano le nostre montagne. La previsione di poterlo aprire in modalità cantiere ci aveva già lasciati dubbiosi, soprattutto su chi si sarebbe preso la responsabilità di portare avanti e gestire questa decisione. Il rifiuto della Francia di cedere a una riapertura di questo tipo permette alla Giunta Cirio e al governo Meloni di lavarsi la coscienza e dare la colpa ai nostri vicini, senza prendersi nessuna responsabilità. Un copione già visto.
Ma a fare male non è solo la consapevolezza che ci aspettano ancora mesi difficili: si aggiunge la beffa di sapere che la Regione Piemonte ha da pochi giorni annunciato di voler investire 50 milioni di euro per l’industria dello sci, in un periodo storico in cui le temperature invernali non promettono neve. Finanziamenti quindi che rischiano di essere buttati all’aria perché spesi in attività per nulla sostenibili da un punto di vista economico e ambientale, ennesima prova della scarsa lungimiranza della Giunta Cirio. Le montagne hanno bisogno di servizi, infrastrutture funzionanti e comunità solide: queste devono essere le priorità da cui partire per garantire non solo la sopravvivenza, ma anche la prosperità delle nostre terre alte.
Il conto della perdurante chiusura del Tenda non “lo paga sempre il sistema neve cuneese”, come ha commentato l’Assessore alla Montagna Marco Gallo, lo pagano tutte le persone che le montagne le abitano e le vivono tutto l'anno. Pensiamo sia lecito chiedersi se una parte di quei 50 milioni non potesse essere destinata ai commerci e alle comunità della valle Vermenagna, la più colpita da questa eterna chiusura del Tenda, tenendo conto che i ristori da parte del Governo non stanno arrivando.
Pensare la montagna di oggi e di domani al di là del suo sfruttamento turistico stagionale è la chiave di volta su cui si dovrebbe basare ogni idea di sviluppo del territorio. Possiamo sparare neve artificiale a volontà, ma se non saremo in grado di immaginare nuovi modelli per garantire la prosperità di questi territori, non solo le piste resteranno vuote e avremo buttato all'aria milioni di euro, ma daremo di nuovo prova ai nostri cittadini che non siamo in grado di guardare al difficile futuro che ci aspetta con coraggio e onestà.
Serve un cambio di rotta, serve lungimiranza, prima che sia troppo tardi. Lo dobbiamo ai cittadini e lo dobbiamo alla montagna.
Giulia Marro
Comitato Cuneo Possibile