“La superficie coltivata a mais in Piemonte è scesa dai 130.574 ettari del 2022 ai 109.819 ettari nel 2023, una tendenza in atto da più di dieci anni, basti pensare che nel 2012 la superficie coltivata a mais si attestava a 194.807 ettari. In provincia di Cuneo, gli ettari coltivati a mais nel 2023 sono stati 30.946, contro i 39.332 del 2022. Se questa riduzione persisterà nel prossimo futuro, aggravata anche dalle nuove norme PAC che prevedono a breve l’entrata in vigore di vincoli per i seminativi, si rischia di indebolire filiere locali importanti, come quelle della carne e del latte, che nascono proprio da materie prime di eccellenza”. Così il presidente di Confagricoltura Cuneo, Enrico Allasia, pone l’accento sul complicato momento vissuto dal comparto maidicolo cuneese che rappresenta, per superficie, il 30% del totale regionale.
In Italia si produce solo il 40% di mais e il 35 % di grano tenero, percentuali che pongono il nostro Paese in una posizione di dipendenza dalle importazioni di materie prime strategiche. Dal 2022, ricorda Confagricoltura, la forte instabilità dei mercati, l’aumento dei costi, in particolare dei costi energetici, ha innescato una rincorsa dei prezzi sui mercati. A seguire è iniziata una costante parabola discendente, che ha portato i prezzi a livelli molto più contenuti e che resistono tuttora. “I nuovi e maggiori vincoli imposti dalla PAC a partire dal 2024 con misure di tutela della biodiversità e dell’ecosistema faranno lievitare ancora gli obblighi e i costi per le imprese agricole e limiteranno ulteriormente la produzione. Di questo passo si allontana l’obiettivo di rafforzare la sovranità alimentare”, prosegue Enrico Allasia.
Proprio questo tema sarà chiamato ad affrontare il Consiglio Agricoltura europeo, previsto per il prossimo mese di gennaio, e Confagricoltura invita “a proseguire le iniziative già avviate dalla delegazione italiana, con il sostegno di altri Stati membri, per una nuova deroga alle misure previste dalla PAC in materia di destinazione non produttiva dei terreni e rotazione obbligatoria annuale dei seminativi. La situazione dei mercati internazionali continua ad essere incerta e instabile. Risulta, di conseguenza, opportuno utilizzare tutto il potenziale produttivo”.
Tra gli altri dossier importanti per il comparto agricolo e sul tavolo a livello europeo c’è poi anche l’inquadramento delle TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita) nell’ordinamento dell’Unione che potrebbero assicurare un fondamentale contributo per contrastare le conseguenze del cambiamento climatico: consentono di salvaguardare il potenziale produttivo, limitando allo stesso tempo la pressione sulle risorse naturali e il ricorso alla chimica. Il Parlamento europeo dovrebbe votare a gennaio la propria posizione. Resta poco tempo a disposizione per definire l’orientamento generale del Consiglio e avviare il trilogo in vista dell’intesa finale. Per la Confagricoltura è necessario spingere sull’acceleratore e chiudere un buon accordo.
“Come ha evidenziato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso alla nostra recente assemblea nazionale è necessario rendere tutti consapevoli di quanto centrale sia oggi l’agricoltura, ma occorre allo stesso tempo accompagnare gli imprenditori agricoli con misure necessarie a sostenere la loro competitività in un mondo dove sarà sempre più fondamentale garantire cibo di qualità ad una popolazione in costante aumento”, ha concluso Allasia.