Riceviamo e pubblichiamo:
L’interdittiva antimafia che ha colpito la Cogefa, l’inchiesta sulle possibili infiltrazioni mafiose e la richiesta di commissariamento da parte della Regione Piemonte per evitare di bloccare importanti opere infrastrutturali, dovrebbero essere l’occasione per aprire una discussione che vada al di là delle specifiche vicende giudiziarie relative alle contiguità tra pezzi del mondo imprenditoriale e le mafie.
Bisognerebbe, infatti, cominciare a mettere in discussione gli esiti dei processi di privatizzazione di alcuni settori strategici del nostro Paese, dalle infrastrutture all’energia al credito. Settori che non possono più essere lasciati in mano ai privati, perché il “privato” ha dimostrato di non essere né garanzia di efficienza per i cittadini, né un ombrello contro i soprusi, né antidoto alle ruberie e agli interessi malavitosi. Dopo decenni di “ritirata” dello Stato dagli assetti strategici, è giunta l’ora che lo Stato si riappropri di un ruolo da protagonista. Viviamo in un Paese in cui lo Stato pare impossibilitato a costruire e gestire un’autostrada o a costruire e gestire un ospedale senza doversi mettere in braccio ai privati.
Il “sovranismo”, per ora, sembra essere solo uno slogan elettorale: il grave isolamento che sta strangolando il Piemonte, causa la tempesta perfetta che ha colpito i valichi (Tenda, Frejus, Monte Bianco), potrebbe essere il banco di prova per tornare ad essere uno Stato ‘sovrano’”.
Giorgio Felici
Presidente Confartigianato Piemonte