Si va “ai materassi”, avrebbe detto il Padrino di Francis Ford Coppola,
sulla questione di Tettoia Vinaj. Ovvero allo scontro aperto, con tanto di richiesta di dimissioni, da parte di tutto il fronte delle opposizioni, presentata alla sindaca di Cuneo
Patrizia Manassero e alla sua giunta.
Non arriveranno, ma l’obiettivo è la convocazione di un Consiglio comunale “straordinario e urgente”, come quello dello scorso anno sull’affaire piazza Europa, dove discutere la questione della sentenza appellata e soprattutto della delibera con cui si è deciso di autorizzare i legali del Comune - lo studio Barosio di Torino - a procedere. Senza dire niente, protestano le minoranze. O almeno, senza comunicare per tempo - durante la scorsa seduta del Consiglio comunale, il 26 e 27 febbraio - che la delibera era già stata approvata il giovedì 22, insieme ad altre cinque.
Si tratta per la precisione della delibera 47: le cinque restanti, dalla 44 alla 49, sono state pubblicate martedì 27, in tempo per la seconda seduta dell’assise civica. La 47 no: è uscita mercoledì, con la nota ufficiale
con cui il Comune annunciava il ricorso. In Consiglio comunale, in realtà, l’assessore Fantino era stato chiaro, rendendo noto che l’amministrazione
“sta ultimando il percorso dei pareri tecnici, per ricorrere in appello per la riforma del dispositivo della sentenza”. Altrettanto aveva ribadito la sindaca. Nessuno però aveva fatto cenno alla delibera “fantasma”.
La cosa ha fatto arrabbiare moltissimo le opposizioni, in primis
Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni) e
Beppe Lauria (Indipendenza!),
autori di due interpellanze sul tema. Ora, a valanga, arrivano gli altri consiglieri dei gruppi di minoranza:
“Inspiegabile ed ingiustificato il motivo della ritardata pubblicazione della delibera” accusano, oltre a rilevare che
“il comportamento della sindaca risulta palesemente in contrasto con la proposta da lei stessa avanzata in sede consiliare di un ulteriore incontro tra i capigruppo e l’avvocato Barosio, per valutare le ragioni di un ricorso in appello”. Uno sgarbo istituzionale che
“inficia pesantemente e irreparabilmente il rapporto tra la sindaca e il Consiglio comunale”.
Di qui la richiesta di dimissioni, ma anche l’appello, rivolto al presidente del Consiglio comunale, a convocare “con urgenza” la conferenza dei capigruppo e a valutare la costituzione di una commissione temporanea d’inchiesta sull’accaduto. A norma di regolamento, per la richiesta di convocazione di una seduta straordinaria serve il parere favorevole di almeno un quinto dei consiglieri: il presidente ha venti giorni di tempo per convocarlo.