“Capì ciò për bròca”, ma anche “ciòca për bròca”, oppure “Roma per toma”. Sono tutti modi di dire che il piemontese ha escogitato per definire un’incomprensione tra due cose che “suonano simili”. Qualcosa del genere succede nell’aula del municipio di Cuneo, quando si parla di Tettoia Vinaj: l’opposizione pensa ai canoni mai versati, alla fideiussione mai arrivata, alla controversa vicenda giudiziaria che va avanti. La maggioranza alla piazza riqualificata, alla sentenza che avrebbe “scagionato” l’amministrazione precedente, all’attività del Baladin e di chi ci ha lavorato finora.
Così, nel secondo consiglio straordinario a tema imposto dalle minoranze, va in scena una commedia degli equivoci tra due parti che si parlano ma non si capiscono. Tutto già sentito, a parte il nome dell’avvocato che ha preso il posto di Vittorio Barosio: si tratta di Giorgio Lezzi, dello studio Osborne Clarke di Milano. Lo fa sapere la sindaca
Patrizia Manassero, in questi giorni in ferie, che si collega con i consiglieri da remoto. Nessuna spiegazione sulle ragioni della dismissione del mandato, ennesimo colpo di scena nella telenovela, su cui aleggia l’ombra di un dissidio insanabile circa la strategia processuale da seguire.
Barosio voleva l’accordo con la Tettoia Vinaj srl, circostanza confermata dall’avvocato Fabrizio Revelli che difende la società di
Dario Dalmasso. In maggioranza qualcuno si è messo di traverso, e secondo i rumors si tratta dei centristi. La stranezza, rimarcata dal capogruppo di Indipendenti
Giancarlo Boselli, è che di questa interlocuzione non c’è traccia:
“Non ci sono carte - spiega la sindaca -
perché c’è stata una perlustrazione dei legali, ma non c’erano gli estremi per una soluzione di questo tipo: non è mai partita”.
Il sospetto delle opposizioni: “Una regia dietro quanto è successo”
Almeno un giallo è risolto, quindi. L’altro riguarda la causa della convocazione straordinaria, ovvero la
mancata comunicazione della revoca del mandato legale:
“La sindaca aveva, fino al giorno prima, esaltato le capacità e il rapporto trentennale con lo studio Barosio” ricorda Boselli.
“La scelta dell’assessore Fantino di affidare la pratica a un nuovo legale è stata effettuata e formalizzata dopo” ribatte il capogruppo di Centro per Cuneo
Vincenzo Pellegrino.
“Corrisponde al vero che il cambio di legale è stato fatto in un momento successivo al consiglio comunale” conferma Manassero. Qui però, aggiungiamo noi, anche a voler intendere
ciò për bròca qualcosa non torna con le date: lo scoop de
La Stampa sul “licenziamento” dell’avvocato Barosio
è uscito il 29 maggio, ovvero il giorno dopo l’ultima seduta consiliare. Che sia stato “formalizzato” dopo è possibile, non che non fosse stato almeno deciso prima.
“Il fatto che l’atto non sia compiuto non esime la maggioranza dall’esprimere opinioni su quanto è già stato deciso con delibere di giunta” obietta a questo proposito Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni), denunciando il “giochino degli ‘atti formali’”, ovvero che “in questi mesi c’è sempre qualche atto formale non compiuto quando facciamo un’interpellanza e l’assessore risponde che l’atto non è ancora compiuto”. “Non è casuale” aggiunge il decano della sinistra civica: “La maggioranza fa così perché non va d’accordo, e per evitare di mettersi in difficoltà nascondono le cose”. E non sarebbe casuale, ipotizza, nemmeno che non siano arrivate ingiunzioni al gestore considerato moroso: “Questo trattamento bonario è legato al fatto che, mancando soldi per la ristrutturazione degli edifici di piazza Foro Boario, ci si è rivolti a questa controparte che ha fatto i lavori e impegnato qualche capitale. Di qui il tentativo di accordo, portato avanti malgrado undici interpellanze mie e di Lauria, ma non si è mai arrivati a concludere”. A questo punto, aggiunge, “l’unico percorso logico è riaprire questa istruttoria e istituire una commissione apposita, perché questa maniera di operare è al di fuori della logica, del buon senso e della dignità di un consiglio comunale”.
“Sono sempre più convinto che tutta la faccenda non possa essersi innervata, in questi anni, senza una regia” osserva Beppe Lauria (Indipendenza!), tirando di nuovo per la giacca il Baladin: “Alla Montagnola un imprenditore investì e gli fu spiegato che non poteva proseguire. Adesso tutti quanti si stracciano le vesti a dire che l’imprenditore privato è ottimo, tant’è che è lo stesso a cui daremo Cascina Vecchia a prezzo di 12mila euro l’anno. Visto il rapporto diretto tra noi e il Baladin, credo non ci sarà nessun problema a farci vedere le pezze giustificative degli avvenuti pagamenti in passato”. Lauria si sofferma sulle conseguenze dei mancati pagamenti: “A fronte della perdita di un milione, noi facciamo commissioni consiliari dove ci appresteremo a decidere un aumento di più del 21% degli oneri di urbanizzazione”.
Lo stesso tema viene sollevato da Paolo Armellini (Indipendenti): “Sono in ballo soldi pubblici, e tanti, che potevano essere destinati - per esempio - all’abbattimento delle barriere architettoniche sul territorio comunale”. “Dire che questa vicenda sia stata gestita in modo superficiale è un eufemismo: ci chiediamo intanto perché ci siano voluti anni per agire legalmente” afferma Massimo Garnero (Fratelli d’Italia): “Avete gestito la vicenda a livello dilettantistico, - accusa - anche se gli emolumenti che prendete non sono tali”. “Sono i soldi dei nostri cittadini, l’Imu che paghiamo in questi giorni è stata aumentata” ammonisce Franco Civallero (Forza Italia): “Se avessimo avuto quel milione, molto probabilmente non ce ne sarebbe stato bisogno”. Mavy Civallero (SiAmo Cuneo) avanza ulteriori sospetti: “Il Comune, questi soldi, li vuole o non li vuole? Mi viene da pensare che non li voglia, perché sa che non gli spettano e che ci sono accordi a priori in tal senso, ma bisogna fare una battaglia per far finta di volerli”. Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia), rivolto ai centristi, domanda “fino a quando dobbiamo continuare a vedere ricatti che paralizzano la città e che vantaggi porti alla sindaca fingere e accettare che il ricatto diventi un metodo di lavoro”. “Possiamo continuare mesi a discutere sul tema, se rimaniamo arroccati sulle nostre posizioni. Le informazioni le abbiamo sempre il giorno dopo” conclude Luciana Toselli (Cuneo per i Beni Comuni).
La maggioranza: “Abbiamo i locali. La sentenza ci dà ragione”
“Non vi è alcuna notizia sul contenzioso, oltre a quelle già date, che debba o possa essere data” risponde Pellegrino a chi chiede informazioni su quanto accadrà con il cambio di legale (in ballo c’è anche l’appello, già deliberato). L’ordine del giorno delle opposizioni viene definito “erroneo e pretestuoso”, frutto di una “copiosissima attività strumentale su Tettoia Vinaj”: “Quel che conta è che oggi, grazie all’operato dell’assessore Fantino, il Comune è entrato nel possesso del proprio immobile. Si farà un bando che porterà a un nuovo rapporto contrattuale, sano e solido, con vantaggi economici per il comune e grandi ricadute sociali, culturali e artistiche quanto alla piazza”. “La sentenza sgombera il campo da ogni dubbio e sospetto nei confronti dell’operato dell’amministrazione e riconosce la colpa della società” ribadisce la capogruppo del Pd Claudia Carli, in ritrovata concordia coi centristi: “Si è garantita la custodia dell’immobile e la continuità dell’attività di somministrazione, in un’area delicata della città sotto il profilo della sicurezza pubblica”.
Anche la sindaca invita a non dare per scontata la riconsegna dei locali: “La restituzione ci permette oggi di subentrare nel rapporto con l’Open Baladin e riavere da subito il pagamento del canone”. Si passa poi a un ampio excursus sulla piazza “che era un non luogo” e che è stata recuperata “alla socialità della città”: poi “c’è stato un evento sfortunato, una iattura, abbiamo incontrato un operatore che non ha pagato i canoni di concessione”. Parole che suscitano ulteriori repliche: “Ci preoccupiamo molto per i 'non luoghi' della città, visto cosa è successo in questo ‘non luogo’” ribatte Bongiovanni. “Anche la banda Bassotti può fare belle cose” ironizza Sturlese, mentre Boselli incalza, chiamando in causa il futuro esposto per danno erariale: “Chiedo al sindaco se ritiene che potrà giustificarsi davanti alla Corte dei Conti dicendo che è una bella piazza”.