Il “pasticciaccio brutto” di piazza ex Foro Boario, ovvero la
querelle giudiziaria su Tettoia Vinaj, è il tema centrale del prossimo Consiglio comunale a Cuneo, oggetto di una mozione di indirizzo oltre che di tre distinte interpellanze presentate da
Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni),
Franco Civallero (Forza Italia) e
Beppe Lauria (Indipendenza!).
Allo stato attuale, dopo la sentenza di primo grado si può parlare di una vittoria di Pirro: il giudice ha restituito l’immobile che ospita l’Open Baladin al Comune, dichiarando risolto il contratto con la società Tettoia Vinaj srl di Dario Dalmasso per gravi inadempienze di quest’ultima. Quanto ai soldi, però, nulla si muove. Per il tribunale infatti è inammissibile la domanda dell’amministrazione cuneese di ottenere il pagamento dei canoni scaduti e degli oneri per la monetizzazione dei parcheggi, mai versati. Una montagna di denaro, per la precisione 938mila euro conteggiati a partire dal luglio del 2015.
Sembra incredibile, ma in punto di diritto è proprio così: nella sentenza il giudice Chiara Martello rileva che a fronte del mancato adempimento contrattuale è possibile chiedere o l’adempimento o la risoluzione del contratto “salvo, in ogni caso, il risarcimento del danno”. La risoluzione può essere domandata anche quando il giudizio è stato promosso per ottenere l’adempimento, ma, precisa il giudice, “non può più chiedersi l’adempimento quando è stata domandata la risoluzione”. In altre parole, il Comune avrebbe dovuto chiedere di essere pagato, e solo in subordine di stracciare il contratto, anziché il contrario. Ma se errore c’è stato, chi lo ha commesso? Gli uffici comunali o lo studio Barosio che ha seguito il contenzioso?
Difficile, rileva il consigliere Lauria, “comprendere o meglio accettare che un illustre e rinomato studio legale possa incorrere in un errore quale quello che parrebbe trasparire dalla lettura della sentenza”. Resta comunque il fatto che, incalza il leader locale di Indipendenza!, è “difficile comprendere l’azione verso concittadini per cifre, a volte, risibili” a fronte del “nulla verso gli amici degli amici”: “Dall’evidente iniziale menefreghismo” accusa Lauria, l’amministrazione cittadina è giunta “all’attuale ‘ingombrante vergogna’ passando per il ‘non voglio rimanere incastrato’ degli ultimi anni”. L’esponente dell’opposizione chiede al Comune se siano stati disposti pignoramenti e verificato il pagamento degli affitti da parte di Open Baladin alla Tettoia Vinaj: “Atto questo certamente tra privati - precisa - ma che qualora si fosse perfezionato introdurrebbe altre tipologie di illegali azioni”.
“Tettoia Vinaj srl è una scatola vuota” denuncia il forzista Civallero, il quale chiede conto invece dei lavori che i vari contraenti privati del project financing (il primo era stato la Consital, seguito appunto dalla Tettoia Vinaj) avrebbero dovuto eseguire. “Per quale il motivo il Comune si è disinteressato in tutti questi anni di recuperare denari dei cittadini?” domanda l’ex candidato sindaco di centrodestra, rinnovando un quesito che dal 2019 le opposizioni hanno posto prima alla giunta Borgna e poi all’attuale. C’è la questione, clamorosa, della fideiussione mai versata, un fatto venuto alla luce solo nel dicembre 2022 dopo una richiesta di accesso agli atti di Giancarlo Boselli (Indipendenti): la fideiussione, ricorda Civallero, “avrebbe tutelato il Comune nel caso di inadempimento”. Perché allora, aggiunge, il Comune non si è preoccupato di chiederla sebbene “anche se il professionista da cui erano stati seguiti - si auspica - abbia spiegato l’importanza di ottenerla”.
“È indubbio - aggiunge il consigliere - che l’amministrazione comunale non è stata in grado di gestire il contratto di project financing” e che perciò “invece di ottenere finanza si è creato un buco di circa un milione di euro, mentre Tettoia Vinaj srl, o meglio Dama S.a.s. di Dalmasso s.a.s. quale unico socio, ha beneficiato indebitamente dei canoni versati da Open Baladin”. Un pasticcio dall’inizio alla fine, insomma. Ora una mozione d’indirizzo presentata dai gruppi Indipendenti, Cuneo per i Beni Comuni e Cuneo Mia chiede che sull’esito della contesa legale si riferisca alle commissioni consiliari. Per capire, innanzitutto, se e come si potrà riavere quegli oltre 900mila euro spariti in un buco nero.