Se già prima sul caso Tettoia Vinaj non le aveva mandate a dire, ora la richiesta di
Ugo Sturlese è una sola:
“Chiedo le dimissioni della sindaca e dell’intera giunta per comportamento mendace verso il Consiglio comunale”. La pietra dello scandalo è la
decisione di proporre appello contro la sentenza con cui il tribunale civile di Cuneo ha sancito la risoluzione del contratto tra l’amministrazione e la Tettoia Vinaj srl.
Dagli atti risulta che la delibera di giunta era stata approvata già il 22 febbraio, giovedì scorso. Quattro giorni prima della seduta del Consiglio comunale, nella quale l’assessore ai Contratti Valter Fantino ha aggiornato i consiglieri sulla questione: “Di questa decisione già deliberata - accusa Sturlese - nulla è stato riferito al Consiglio comunale ed anzi ci è stato proposto un incontro dei capigruppo con l’avvocato Barosio, per valutare le ragioni di un ricorso in appello”.
Fantino per la verità aveva già annunciato ai consiglieri che il Comune avrebbe impugnato il verdetto di primo grado, dal momento che si tratta di una vittoria di Pirro per la città: pur riconoscendo la
“grave inadempienza” della società di
Dario Dalmasso, in debito di 938mila euro tra canoni mai pagati (dal 2015) e oneri di monetizzazione dei parcheggi, il giudice non ha soddisfatto le richieste economiche dell’amministrazione pubblica.
“Solo per ragioni di ordine processuale” spiegano dal municipio. Su questo argomento, strettamente tecnico,
i pareri si dividono: la sindaca ha fiducia nella possibilità di recuperare i soldi, le opposizioni ritengono ormai segnato il destino dei mancati introiti, spariti in quel “buco nero” da quasi un milione di euro senza che il Comune - per sette anni - promuovesse azioni legali.
“Episodio inqualificabile di malcostume politico” dice il consigliere di Cuneo per i Beni Comuni, riferendosi alla decisione di proporre appello senza prima illustrarne le ragioni in conferenza capigruppo.