VINADIO - Tir in valle e guerra dell’acqua, Report torna all’attacco di Sant’Anna

L’ad Alberto Bertone non ha risposto alle domande dell’inviata di Raitre. Nel servizio si parla di Demonte e anche della presunta diffamazione ai danni di Acqua Eva

Andrea Cascioli 04/12/2023 08:00

Le telecamere di Report tornano in valle Stura, due anni dopo il servizio sulla drammatica situazione del traffico pesante lungo la Statale 21. Un migliaio i tir che ogni giorno fanno avanti e indietro dalle località della valle, attraversando in particolare i centri storici di Demonte e Aisone.
 
Circa il 30% dei camion, secondo le stime della trasmissione di Raitre, è diretto verso il valico internazionale della Maddalena (nei periodi di apertura), il restante 70% va e torna dallo stabilimento di Acqua Sant’Anna a Vinadio. Ed è proprio Sant’Anna a finire nel mirino del programma d’inchiesta condotto da Sigfrido Ranucci: lo sfruttamento delle risorse idriche, sostiene Ranucci, porta “ricavi per 300 milioni di euro l’anno solo nel 2022. Un utile di 26 milioni di euro a fronte di un canone di 2 milioni l’anno”. In questi due anni, dice il presidente dell’Unione Montana Valle Stura Loris Emanuel, “la situazione non è cambiata, anzi sono un po’ aumentati i tir collegati al valico internazionale. Acqua Sant’Anna ha fatto una scelta commerciale, quella di puntare sul basso prezzo e quindi sulla quantità”.
 
Anche il sindaco di Demonte Adriano Bernardi, eletto un anno fa in sostituzione del defunto Francesco Arata, parla di un quadro in peggioramento: “Sopportiamo una situazione sempre più pesante e meno facile da accettare. Una difficoltà di vivere la vita sociale all’interno del cuore del paese”. Le emissioni, denuncia Report, “sono talmente alte che nel piccolo centro di Demonte, secondo Arpa, si respira la stessa aria di una città come Torino, tra le più inquinate d’Italia”. Poi ci sono le vibrazioni causate dal passaggio dei tir che minano la solidità dei palazzi e le polveri nere che si depositano sia a Demonte che ad Aisone. Storie tristemente note agli abitanti della valle. Un passaggio a parte è dedicato al ponte dell’Olla, di cui si menzionano le recenti traversie: “Anas - ricorda il sindaco di Gaiola Paolo Bottero - intende avviare un recupero conservativo del ponte e un allargamento. È il ponte che si deve adattare al passaggio dei tir? Sì, questa è un’assurdità perché non si può pensare a un’alternativa alla viabilità”.
 
“Non ha nulla da dire ai cittadini della valle Stura?” chiede l’inviata di Report Chiara De Luca all’amministratore delegato di Acqua Sant’Anna Alberto Bertone, intercettato all’uscita del tribunale di Cuneo. Bertone sceglie di non rispondere, così come nessun commento arriva riguardo al processo che lo vede imputato di diffamazione e turbata libertà del commercio ai danni della concorrente Acqua Eva. La Sant’Anna di Vinadio e la Eva di Paesana sono due delle sei aziende imbottigliatrici attive nel settore dell’acqua minerale in provincia di Cuneo: “Nel 2009 - sostiene Report - Bertone era in lizza per diventare uno dei soci dell’azienda che detiene il brand di Acqua Eva, ma alla fine furono coinvolti i cugini Rivoira, che nel 2018 acquisiscono la maggioranza delle quote”. Al centro della vicenda giudiziaria, come vi abbiamo raccontato, c’è un sito creato ad arte per diffondere la falsa notizia dell’acquisizione di Acqua Eva da parte della catena Lidl.
 
Una voce che secondo Gualtiero Rivoira, l’amministratore delegato della Fonti Alta Valle Po (l’azienda che controlla il marchio Eva), avrebbe provocato ingenti danni commerciali e il ritiro delle bottiglie dagli scaffali di 560 supermercati. Dietro al blog Mercato Alimentare, il sito che pubblicò la pseudo inchiesta su Lidl e Acqua Eva, c’era un 22enne dipendente del gruppo Sant’Anna, Davide Moscato. Il giovane ha patteggiato e ha accusato Bertone e il suo direttore commerciale, Luca Cheri, di averlo istigato a creare quel sito che lui, tuttavia, non aveva indicizzato. In altre parole non era raggiungibile tramite i motori di ricerca: solo chi conosceva l’indirizzo esatto avrebbe potuto leggerlo. Moscato sostiene di aver inviato quel link soltanto a Bertone e Cheri. Sarebbero stati loro, secondo la Procura, a farlo arrivare ai buyers di Acqua Eva, in particolare ai dirigenti di alcune società della galassia Coop Italia che “tagliarono i ponti”, per qualche tempo, con il gruppo dei Rivoira.
 
In tribunale Bertone non ha ancora avuto modo di raccontare la sua versione dei fatti: lo farà il 22 dicembre. Ha parlato invece il coimputato Cheri, ammettendo di aver ispirato la creazione del sito, ma non di aver materialmente dettato l’articolo a Moscato: “Io e Bertone volevamo toglierci un sassolino dalla scarpa” ha detto il manager di Sant’Anna nell’ultima udienza, il 24 ottobre. La tesi della difesa è che tuttavia i concorrenti non abbiano registrato nessun danno diretto: il ritiro provvisorio di Acqua Eva dagli scaffali delle coop sarebbe dipeso da logiche commerciali.
 
Coop Italia ha confermato nella replica pubblicata da Report, menzionando “una prassi consolidata e fisiologica di ricambio di tipologie di acqua fra le meno vendenti”. Anche Red Circle Investments, la società di Renzo Rosso che avrebbe dovuto acquisire quote in Acqua Eva, nega che l’interruzione dei rapporti abbia a che fare con il “caso Lidl”. Tuttavia, nelle mail inviate ai Rivoira si faceva cenno proprio a questa vicenda: “A causa del tempo intercorso e di cambiamenti avvenuti nel nostro organico, - si giustifica oggi la società - non è possibile ricostruire le esatte modalità con cui Red Circle Investments era venuta a conoscenza dell’articolo in questione e chi lo aveva segnalato”.

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