Riceviamo e pubblichiamo.
L'incursione della polizia municipale sotto il ponte Vassallo dimostra, chiunque l'abbia voluta, la pervicace volontà di non affrontare il fenomeno, non certo nuovo, degli immigrati che giungono nelle campagne per lavorare nella raccolta di frutta e verdura. Nonostante questo duri da anni e sia indispensabile per l'economia della provincia, le soluzioni che vengono proposte continuano ad essere emergenziali ed insufficienti. Evidentemente una sistemazione dignitosa per chi lavora non rientra nei quadri mentali dei decisori politici che, come dimostra quest'ultimo episodio preferiscono le azioni violente che confermano il costume italico di essere feroci con i deboli e servili con i potenti.
Stava crescendo il rapporto, nato quasi per caso, fra alcuni del gruppo di Minerali clandestini ed alcuni giovani immigrati che avevano scelto quel luogo, avendone cura, per ritrovarsi , per mangiare insieme ritrovando un po' il sapore dei loro paesi e quel primo contatto si era trasformato in una conoscenza positiva e reciproca.
Un percorso ricco di umanità e di rispetto per l'altro che si e voluto interrompere ad ogni costo.
Questo percorso ha un nome; si chiama INTEGRAZIONE. Una parole misteriosa che suona vuota sulla bocca dei politici. L'integrazione non è un percorso predefinito, non dipende, se non in piccola parte, dagli immigrati verso i quali viene agitato come minaccia o come colpa ma può essere qualcosa di positivo che succede , agito da tanti attori consapevoli o meno. Soprattutto non è qualcosa che si può decidere a freddo; la sua riuscita si può verificare solo a posteriori e perché ci sia integrazione ci deve essere una società disposta ad integrare. D'altra parte questa è l'unica strada che attraverso la conoscenza, il dialogo ed il rispetto reciproco può portare a vivere insieme in pace.
Probabilmente è stata proprio la paura dell'integrazione, la paura che questo episodio potesse diventare l'alternativa reale alle intolleranze identitarie che ha fatto scattare una reazione spropositata culminata con l'asportazione di quelle poche cose che servivano per cucinare.
L'incursione della polizia comunale, mentre i ragazzi erano al lavoro, probabilmente soddisfa coloro che "io non sono razzista ma..." e qualche piccolo candidato alle prossime elezioni uno dei quali ha addirittura evocato l'esercito, forse nostalgico di tempi passati, ma non affronta il problema reale di come costruire una società aperta per tutti. Anche gli altri problemi esistenti in città necessitano di interventi seri da parte di un'amministrazione ad oggi silente; togliere alcune panchine in via Silvio Pellico è una sconfitta per tutti che non fornisce sicurezza ai residenti e non affronta il problema del disagio.
Ricostruire una società giusta che si basi sui principi della Costituzione è un lavoro di lunga lena che Minerali Clandestini sta portando avanti cercando un rapporto con quella parte della città che mantiene, nonostante tutto, la propria umanità e che troppo spesso non fa sentire la propria voce.
Lettera firmata