Hanno fatto molto discutere, sui social e non, le parole di Marco Bassino, giovane gestore del rifugio “Emilio Questa”, in alta valle Gesso, che si è rivolto in una
lettera al direttore nazionale del CAI Antonio Montani lamentando alcune esperienze “infelici” con alcuni soci dello stesso Club Alpino ospiti della sua struttura. Tra i tanti commenti anche quello di
Roberto Colombero, presidente di Uncem Piemonte, che ha affidato ad un post su Facebook le sue riflessioni.
Scrive Colombero: “Tema molto, molto complesso. Non riducibile a due battute sui social, non semplificabile a socio o non socio CAI. Una questione che arriva da lontano. E riguarda il tema della fruizione turistica. Perché il turismo è fondamentale, ma è sbagliato il messaggio che la montagna sia per tutti. A qualsiasi costo. Non è così. E anche le diffuse politiche che ‘va bene tutto, accesso a tutti, dappertutto’ non sono corrette: in alcuni casi abbiamo creato rifugi che sono diventati autogrill della montagna da un lato (più traffico c’è e meglio è) e dall’altra alimentato la sensazione che si possa chiedere e pretendere tutto, ovunque, a tutte le quote”.
Per il presidente regionale dell’Unione dei Comuni Montani “La montagna racchiude in sè il senso del limite: non è per tutti, non ovunque, non a qualsiasi costo, neanche pagando. Perché c’è gente che avrebbe necessità di un patentino per andare in montagna appena lascia la propria casa in pianura (città o paese di campagna poco cambia). La montagna necessita di selezione, che non dipenda dal portafoglio del turista: sarà poco democratico, ma è fisiologico. E sopratutto salutare. Per chi ci vive e lavora”.