CUNEO - "Un lutto nazionale lungo cinque giorni per una figura religiosa non è rispetto: è culto"

La consigliera regionale Giulia Marro polemizza con la decisione del Governo in vista dei funerali di Papa Francesco: "Non laicità, ma un atto politico"

Giulia Marro

23/04/2025 15:12

Riceviamo e pubblichiamo.
 
Per diversi anni ho vissuto in Francia, dove la laicità è un pilastro della Repubblica. Non solo è scritta nella legge, ma viene insegnata nelle scuole, fa parte della cultura civica, ed è alla base del rispetto reciproco tra cittadini. Certo, anche lì non è tutto perfetto: le feste nazionali sono quasi tutte cattoliche (persino il giorno dell'Ascensione è festivo), ma almeno esiste la possibilità di scegliere di non festeggiarle e di recuperare le ferie non godute nel corso di festività legate al proprio culto. È una laicità "imperfetta", ma riconosciuta e discussa.
 
Dopo ulteriori peregrinazioni in giro per il mondo, anche in paesi dove, a dispetto della nostra presunta superiorità morale e culturale, ho trovato un livello di apertura alle differenze culturali che possiamo solo sognarci, una volta tornata in Italia ho subito uno shock. Crocifissi ovunque negli spazi pubblici, il pensiero dominante della Chiesa cattolica che entra sistematicamente nel dibattito politico, le altre religioni praticamente invisibili a livello istituzionale. E nelle scuole, l’ora di religione ancora legata a una sola fede. Anche da consigliera, mi trovo spesso in situazioni assurde: inaugurazioni pubbliche con preghiere e benedizioni come fosse normale amministrazione. E la cosa più inquietante è che nessuno sembra scandalizzarsi, porsi delle domande a riguardo.
 
Ora arriviamo alla ciliegina sulla torta: cinque giorni di lutto nazionale per la morte del capo religioso della fede Cattolica. Uomo di grande cuore e visione - questo non è in discussione. Ma, guarda caso, nei giorni di lutto rientrerà anche il 25 aprile, la Festa della Liberazione. Già sui social figurette della destra estrema ghignano felici che ci sia una scusa pronta per saltare o quasi le celebrazioni, soprattutto laddove gli amministratori che strizzano l’occhio al governo già a fatica si sforzavano di partecipare alla più pallida delle iniziative per il 25 aprile. Nell’invitare tutti alla “sobrietà” questa destra prova a privarci di un baluardo della nostra identità democratica. La stessa destra che con “sobrietà” cantava al karaoke poche ore dopo la strage di Cutro.
 
L’Italia è (o dovrebbe essere) uno Stato laico. Lo dice la Costituzione. Uno Stato laico non si inginocchia davanti a nessuna religione. Un lutto nazionale lungo cinque giorni per una figura religiosa non è rispetto: è culto. Il massimo é sempre stato di tre giorni. Perché cambiare? Perché continuare ad alimentare questa confusione tra religione e istituzioni? Questo è un atto politico, fortemente schierato. Questa non è laicità. E non è nemmeno equità.
 
Io sto dalla parte della Costituzione. Della vera laicità.
Quella che protegge tutti, e non solo qualcuno.
Quella che chiede rispetto, non imposizione.
Quella che non cambia regole solo quando fa comodo.
 
Giulia Marro
Consigliera regionale AVS

c.s.

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