CUNEO - Un po’ con Cirio, un po’ contro: la maggioranza cuneese si sfalda sulla sanità

Il Centro respinge l’ordine del giorno anti-Regione degli Indipendenti, sposato con entusiasmo dal Pd e dalla sindaca. Ma tra i dem, a sorpresa, c’è pure un astenuto

Andrea Cascioli 29/05/2024 17:00

Sarà il clima pre-elettorale, ma a sentire il dibattito sul secondo ordine del giorno, nell’ultima seduta consiliare a Cuneo, è sembrato di assistere a una puntata della vecchia Tribuna Politica. Non fosse che tutte le posizioni erano rappresentate all’interno di un solo schieramento politico, quello della maggioranza.
 
Poco da dire sull’oggetto in sé, col quale il capogruppo degli Indipendenti Giancarlo Boselli chiedeva ai colleghi di esprimere “la propria contrarietà alla politica sanitaria del presidente Cirio, che ha espresso in questi cinque anni indirizzi di programmazione e pianificazione sanitaria inadeguati e non più rispondenti alle nuove esigenze dei territori”. “Una provocazione elettorale che, tra l’altro, ignora i due anni spesi a fronteggiare la pandemia” l’ha bollato il capogruppo di Centro per Cuneo Vincenzo Pellegrino, annunciando il voto contrario del gruppo (poi “corretto” dalla collega Risso in una libertà di coscienza).
 
Sta di fatto che la provocazione il suo effetto l’ha sortito, quello di mostrare la spaccatura netta della maggioranza sull’unico tema rispetto al quale centrosinistra e centrodestra si siano affrontati con convinzione, nella sonnolenta campagna elettorale in corso. Il voto finale - 19 sì, 10 no, due astenuti - cristallizza i rapporti di forza nell’assemblea. Con gli Indipendenti, il Pd e la sinistra civica votano i partner minori di maggioranza (Crescere Insieme e Cuneo Solidale Democratica) e il “bastian contrario” Lauria (Indipendenza!). Non sorprende l’annunciata astensione di Silvano Enrici, l’unico centrista a non aver sposato la causa di Cirio, mentre c’è da interrogarsi su quella di Domenico Giraudo, ex assessore e attuale consigliere democratico (con trascorsi centristi).
 
A tirare le somme provvede Beppe Lauria, rivolgendosi agli esponenti della maggioranza: “Nei cinque anni precedenti abbiamo avuto chiaro che il Centro fosse una cosa e il Pd un’altra, ma i cinque anni sono passati abbastanza tranquilli: oggi ogni volta è un tirarsi le torte in faccia e un’occasione per sottolineare i distinguo”. Le posizioni, in effetti, non potrebbero essere più divergenti. Da una parte c’è Maria Laura Risso, candidata centrista nella lista di Cirio, che invita alla “presa d’atto degli errori commessi dalla politica in quest’ultimo ventennio” (senza distinzioni), ma poi aggiunge: “I numeri 2298 e 1381 indicano rispettivamente l’aumento del personale sanitario e dei posti letto durante questo primo mandato di Cirio al vertice della Regione: la promessa è andare avanti sulla stessa strada nei prossimi cinque anni”. E ancora: 4,3 miliardi da investire nell’edilizia sanitaria, 11 nuovi ospedali, 30 ospedali di comunità, 91 case di comunità, 43 centrali territoriali. Le liste d’attesa? “Il CUP è stato creato nel 2018 dal centrosinistra, dobbiamo risolvere una problematica realizzata da un altro governo”.
 
Chi la “tirata” pro Cirio non la manda proprio giù è la capogruppo del Partito Democratico Claudia Carli, prontissima a ricordare (soprattutto ai dirimpettai centristi) le responsabilità storiche del centrodestra: “Lo schema di Cirio è chiaro a tutti: i meriti sono sempre suoi, le responsabilità sono di chi è venuto prima o di chi sta sotto nella catena di comando. Dimentica sempre di dire che lui era assessore della giunta Cota che portò il Piemonte nel piano di rientro. Era il 2012 quando l’assessore alla sanità Monferino diceva che il Piemonte era ‘tecnicamente fallito’: subentrò a Caterina Ferrero, arrestata per Sanitopoli”. Dopo cinque anni, aggiunge la portabandiera dem, la sanità piemontese “è allo stremo, con liste d’attesa infinite, assunzioni in calo, aumento dei gettonisti ed edilizia sanitaria bloccata. Cirio ha fatto peggio del centrosinistra sui livelli essenziali di assistenza e assunto meno personale di quello andato in pensione: sono aumentati solo i gettonisti”.
 
La sindaca Patrizia Manassero interviene per annunciare il suo voto favorevole all’odg e per dare manforte alla “sua” capogruppo: “Se c’è qualcosa che sta facendo del male a tutti noi è raccontarci la storia che è ‘tutto uguale’: non è tutto uguale e molto spesso le conseguenze di chi è venuto prima pesano su chi è venuto dopo. Il piano di rientro è pesato su tutta la sanità piemontese dei successivi cinque anni”. E l’emergenza Covid, chiamata in causa dai centristi per giustificare i ritardi? “È vero - concede l’ex senatrice del Pd - che è intervenuto il Covid e che un sistema sanitario regionalizzato si sta rivelando non la migliore formula, per garantire a tutti i cittadini italiani il diritto alla salute”. Tuttavia “con rammarico dobbiamo misurare che il Piemonte non è a livelli di eccellenza”.
 
Sul partenariato per il nuovo ospedale le posizioni restano immutate. Il centrodestra “allargato” sorvola, gli oppositori (Ugo Sturlese di Cuneo per i Beni Comuni e Claudio Bongiovanni di Cuneo Mia dall’opposizione, l’indipendente Nino Pittari dalla maggioranza) ribadiscono la loro contrarietà. E la sindaca torna a dirsi preoccupata: “I numeri non li ha ancora visti nessuno: il proponente ha presentato il piano e i documenti sono ancora in mano all’Aso che a fine mese li trasmetterà. Come per il progetto, quando il piano economico finanziario sarà disponibile a me, verrà distribuito a tutti”. Dalle elezioni regionali imminenti solo i centristi sembrano attendersi buone novità, nello specifico l’elezione di Marco Gallo: “In questi cinque anni è mancata la rappresentatività del territorio di Cuneo in Regione” proclama Risso. Provocando alzate di sopracciglio sia dai banchi consiliari che da quelli della giunta: “Dire che questa provincia sia stata abbandonata nella sanità - chiosa Lauria - è un po’ troppo: Cirio viene da questa provincia così come l’assessore Icardi, ma ci sono anche consiglieri regionali dell’una e dell’altra parte”. Insomma: va bene la campagna elettorale, ma esageruma nen.

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