L’alternativa all’ospedale unico sui terreni del Carle esiste. È una nuova sede ospedaliera, da realizzarsi però con un ampliamento dell’attuale Santa Croce, sull’altipiano di Cuneo. A ribadirlo sono la sinistra civica di Cuneo per i Beni Comuni e gli Indipendenti di Giancarlo Boselli, appoggiandosi a una “suggestione-proposta”, come la definiscono Angelo Bodino e Michele Nasetta, cioè gli architetti che l’hanno realizzata.
L’idea è quella di un allargamento in quattro blocchi successivi per passare da una superficie di 75mila metri a circa 100mila. Non sono i 138mila del progetto su Confreria, ma è abbastanza, sostengono i promotori, per assicurare un solido avvenire all’hub di riferimento della sanità provinciale. La proposta di Bodino e Nasetta sviluppa
idee avanzate da loro fin dal 2020, affermando di ispirarsi al modello di Umberto Veronesi e Renzo Piano. Non è l’
“ospedale-grattacielo” che gli architetti incaricati dal Comune avevano bocciato senza appello, già ai tempi dello studio di prefattibilità. E non contempla quell’“annessione” della sede Inps più volte vagheggiata dai sostenitori dell’opzione Santa Croce.
Si può fare tutto con poca spesa, poco consumo di suolo, nessun disagio per l’attività sanitaria e nessuno scavo, assicura Bodino. Partendo dalla realizzazione di un primo blocco da 14.382 metri quadri - il più grande - su via Monte Zovetto, all’angolo con via Bassignano: una costruzione di sei piani più un attico, collegata con l’attuale blocco E delle sale chirurgiche e con un altro nuovo modulo tramite una passerella. Questo sarebbe l’intervento più corposo, realizzabile - sostengono i progettisti - in un paio d’anni. A seguire gli altri interventi sui blocchi 2 e 3 verso via Michele Coppino (5.741 mq e 3.090 mq rispettivamente), l’attuale ingresso principale del Santa Croce, e infine i 1.420 mq del quarto blocco in corso Monviso per raddoppiare la superficie del Pronto Soccorso: “Proponiamo di spostare le camere mortuarie in modo da annettere quella parte al DEA. In questo modo avremmo un grande Pronto Soccorso tutto sul piano terra” spiega Bodino. In tutto sono 24.633 metri quadrati ricavati.
Ma i costi? Duecentotrenta milioni in tutto, stimano gli architetti. Quindi molto meno dei 410 milioni previsti dal partenariato pubblico-privato, ma anche dei 310 milioni che avrebbe dovuto stanziare l’Inail per un progetto analogo sul Carle. Sulle tempistiche tuttavia c’è ancora da lavorare (“arricchiremo la proposta con i tempi definiti per ogni blocco” assicura Boselli), così come sul ruolo che la seconda sede ospedaliera dovrebbe avere in tutto questo: “Il Carle potrebbe diventare uno spazio dedicato alle frazioni dell’Oltrestura” azzarda Ugo Sturlese di Cuneo per i Beni Comuni. Quanto alla questione dei parcheggi, l’idea è quella di ampliarli e di mettere a servizio dell’ospedale lo spazio perennemente desolato del Movicentro.
Non è un libro dei sogni, insistono gli sponsor politici del progetto, riprendendo lo slogan che circolava quando si contestava il nuovo ospedale a Confreria: “Al Santa Croce si può, anzi si deve” ribadisce Sturlese. Così sintetizza il quadro l’ex primario: “A Confreria ci sono vincoli e l’accessibilità non è semplice. Al Santa Croce c’è un po’ meno disponibilità di terreni, ma è possibile costruire un ospedale rinnovato. La nuova proposta è molto più articolata e completa rispetto a quella che avevamo avanzato in precedenza”. “La scelta che sosteniamo comporta un risparmio di consumo di suolo notevolissimo” gli fa eco Giancarlo Boselli, il leader degli Indipendenti, che riprende gli argomenti già esposti contro il trasferimento del nosocomio: “L’ospedale è l’azienda più importante del comune, immaginare di spostarlo con i suoi 2500 dipendenti e l’indotto significa non rendersi conto di assestare un colpo mortale all’altipiano, non solo a un quartiere già in difficoltà. Sarebbe un colpo gravissimo anche ai prezzi delle case”. E assicura: “Quello che presentiamo è un ospedale nuovo: non immaginiamo, come qualcuno ha detto, di rattoppare il vecchio con piccoli aggiustamenti. Si tratta di un’operazione radicale”.