La perdurante mancanza di una “sala del commiato” a Cuneo, ovvero una sede per la celebrazione dei funerali laici, non è questione ideologica o di fede: “Non ci sono contrapposizioni politiche su questo tema” ricorda infatti l’assessore ai servizi Funebri Luca Serale, rispondendo all’interpellanza con cui Stefania D’Ulisse (Cuneo Solidale Democratica) torna a mettere il tema sul tavolo della giunta.
Sta di fatto che su questo fronte non si registrano tuttora novità. Un cruccio per l’assessore, che aveva anche portato avanti una trattativa, poi sfumata, con un privato: “Non abbiamo assolutamente cambiato idea, pur sapendo che la sala del commiato deve avere caratteristiche ben precise che non sono quelle previste per le sale mortuarie”. Proprio qui sta il problema. Trovare locali adatti è complicato, tant’è che le varie possibili soluzioni si sono dimostrate inadeguate. Nell’ultimo mandato Borgna si era pensato all’ex residenza Bisalta di Borgo Gesso. I Radicali, che del tema hanno fatto un cavallo di battaglia promuovendo anche una raccolta firme, avevano proposto perfino di riadattare a questo scopo il chiosco del parco della Resistenza, dove da poco ha aperto i battenti Famù nel Parco. In mancanza di meglio, in più occasioni si è utilizzata sala San Giovanni per ospitare camere ardenti: “Ma come amministrazione vogliamo dare alla città una sala del commiato con quella sola funzione” precisa Serale.
A questo scopo è stata avviata una ricognizione sui fabbricati comunali esistenti, in modo da non consumare suolo: “Abbiamo tantissimi immobili che possono essere valorizzati. L’ufficio Cimiteri affiderà un incarico per la redazione di uno studio di alternative progettuali che portino a individuare nel più breve tempo possibile la sala del commiato”. L’amministrazione scarta il suggerimento del consigliere Carlo Garavagno (Partito Democratico) che aveva ipotizzato di rivolgersi alla curia: “Lo dico da cattolico, dobbiamo andare avanti: abbiamo un sacco di chiese sconsacrate e un accorpamento di parrocchie che lascerà parecchi locali liberi. È vero che è ‘casa d’altri’, ma si può pensare a un’interlocuzione”. L’esempio a cui si pensa è quello dell’ex chiesa di Sant’Antonio, divenuto un luogo di culto ortodosso.
“La chiesa sconsacrata magari no, ma ci sono molti spazi che possono avere una funzione diversa” ribatte Beppe Lauria (Indipendenza!). Per Luciana Toselli (Cuneo per i Beni Comuni), a fronte delle difficoltà a trovare una soluzione definitiva, si potrebbe pensare a “tamponare” il problema: “È difficile trovare una sala per il commiato: città come Vicenza ci hanno messo oltre 20 anni” ammette la consigliera. Proprio a Vicenza, però, si era realizzata una sala del commiato “provvisoria” in un fabbricato adiacente al cimitero e gestito dalle imprese di onoranze funebri. Servirebbe, spiega l’ex candidata sindaco, almeno ad evitare spiacevoli inconvenienti, come la celebrazione di esequie nei corridoi dell’obitorio.
“La mia sensibilità sull’argomento deriva da un fatto personale” spiega, a questo proposito, l’autrice dell’interpellanza D’Ulisse: “Tra un mese sarà un anno che è mancata una mia carissima amica non di fede cattolica, a cui siamo riusciti a organizzare un funerale laico. Eravamo al parco della Resistenza, sotto la pioggia”. Franco Civallero (Forza Italia) richiama analoghe disavventure, con persone costrette a dare l’ultimo saluto ai propri cari nel cortile dell’ospedale, tra le auto: “Sono cattolico, ma dare l’estremo saluto ai nostri cari è sempre una bella cosa. Sono entrato in sale del commiato anche in comuni piccolissimi, ma dove c’era rispetto di tutti: mi pare che questo rispetto a Cuneo non ci sia”.