La “battaglia della memoria” sulla questione delle foibe non accenna a placarsi sui banchi del Consiglio comunale di Cuneo. La prima polemica tra i consiglieri, appena tornati a riunirsi in presenza, ha riguardato proprio l’opportunità di celebrare con un’intitolazione la figura di Norma Cossetto.
La terribile vicenda della studentessa istriana, trucidata a 23 anni dai partigiani comunisti di Tito, è una delle più note tra quelle legate al conflitto sul confine orientale e alla successiva espulsione degli italiani dall’Istria e dalla Dalmazia. La giovane universitaria, figlia di un dirigente fascista di Visignano, fu prelevata da casa alcuni giorni dopo l’armistizio del 1943, violentata e infine gettata in una foiba insieme ad altre vittime. Al comitato 10 febbraio di Cuneo, che aveva domandato al Comune di dedicare una panchina a Norma Cossetto nell’ambito del progetto “panchine rosse”, l’assessore alla Cultura Cristina Clerico aveva risposto che non era possibile prevedere una forma di commemorazione di questo tipo.
Sulle ragioni, l’esponente della giunta Borgna è tornata in consiglio rispondendo a un’interpellanza di Fratelli d’Italia: “Le panchine rosse non sono dedicate ‘ad personam’, ma raccontano le vittime di un fenomeno molto peculiare che è il femminicidio, cioè l’uccisione di una donna in quanto donna all’interno di una relazione. Quella di Norma Cossetto è un’altra e differente storia”. L’assessore ha poi aggiunto: “Abbiamo sempre sposato l’idea di simboli che rammentino e ricordino storie collettive: la penultima è la panchina arcobaleno inaugurata non a caso al Parco della Resistenza, come richiamo per la necessità di una parità di diritti per tutti e in particolare per la comunità lgbt”.
“La vita e la morte di Norma Cossetto - ha chiosato Clerico - sono oggetto da tempo di una strumentalizzazione che non fa onore al suo ricordo”. Osservazione analoga a quella espressa, con toni ben più polemici, dal consigliere di Cuneo per i Beni Comuni Ugo Sturlese: “Questa campagna sta diventando grottesca. Ma non perché Norma Cossetto non meriti un ricordo, lo merita come tutte le vittime del conflitto al di là di ogni falsificazione storica”. L’ex esponente del Pci ha stigmatizzato in particolare “l’ultimo episodio di questa campagna di falsificazione storica che si è scatenato contro Tomaso Montanari, rettore dell’università di Siena, per aver citato l’articolo di uno storico che inquadrava l’andamento dei fatti. Quando si parla delle vittime delle foibe si accettano tesi storiche che non esistono”.
Una polemica a cui Alberto Coggiola, promotore dell’interpellanza, ha replicato invitando a non trascurare una figura premiata con la medaglia d’oro al valor civile dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.