Riceviamo e pubblichiamo:
E così, anche questa volta, tra i Comuni al voto tra un mese esatto, dove sono scaduti i termini per la presentazione delle liste, sono arrivate le “liste di bandiera” di partiti e movimenti. Ovvero quelle formazioni fatte dall’esterno dei Comuni, quasi sempre con tutte persone che non vivono nella realtà comunale dove si candidano. Per carità, tutto è legittimo e possibile secondo legge vigente.
Ma non è democrazia quella per cui un partito o un gruppo semi-organizzato approda in un Comune montano, considerato periferia dell’impero facilmente scalabile, senza conoscerlo, tanto per provare ad avere uno o due o tre consiglieri comunali. È un tema complesso indubbiamente, ma dovrà essere affrontato al più presto. Mentre Governo e Parlamento rinviano ogni discussione sul Testo unico degli Enti locali, insistendo solo sull'elezione diretta per le Province, nei Comuni assistiamo a una difficoltà nell'individuare candidati locali, forse oggi meno accentuata rispetto ad altre tornate amministrative, e per contro continuano ad arrivare liste e candidati dall'esterno dei paesi tanto per dire che ci sono.
Introdurre anche nei piccoli centri una raccolta di firme per la lista, cinque o dieci, o quindici, eviterebbe queste situazioni che servono a niente. Neanche alla democrazia, che nei nostri territori deve essere continuamente alimentata.
Roberto Colombero, presidente Uncem Piemonte