CUNEO - “Via dello spaccio”, “Qui si preparano le dosi”: in corso Giolitti i residenti cambiano i nomi alle strade

Nel "Quadrilatero" da alcuni giorni sta andando in scena l'azione di protesta contro lo spaccio: "Il problema è la delinquenza, non la presenza di immigrati"

Chiara Carlini 09/09/2023 15:41

Ancora una volta i residenti di corso Giolitti e delle vie limitrofe lanciano un segnale chiaro e forte di protesta contro il degrado che la zona sta vivendo da anni in maniera crescente. “Via dello spaccio” e “Dove si siedono i drogati”, sono alcuni dei cartelli con scritte bianche su fondo blu che si vedono in questi giorni tra via Bassignano e corso Giolitti. Ma non solo. Anche “Qui si preparano le dosi”. Cittadini indignati e che non si rassegnano a convivere con questa situazione lanciano l’ennesimo grido d’allarme. E sembra che sia solo l’inizio di tutta una serie di azioni dimostrative che porteranno avanti nei prossimi mesi.
 
Video, foto, cartelli, manifestazioni di piazza, lettere aperte a Sindaca, Questore e Prefetto, apertura di una succursale dei Vigili urbani (molto spesso chiusa), controlli e ispezioni di Carabinieri e Polizia (anche in borghese), ma negli anni invece di migliorare la situazione si è aggravata, con spacciatori che dalle prime ore del mattino, per tutto il giorno, bivaccano su tutta la zona fino a quasi piazza Europa spacciando alla luce del sole. Davanti alle attività commerciali, al liceo Classico e Scientifico, davanti ai bambini che percorrono in bici gli ampi marciapiedi.
 
Il Comune è intervenuto negli ultimi anni con azioni a sostegno dell’integrazione socio-culturale e con ampi finanziamenti ad associazioni e cooperative per il l’aiuto alle persone in difficoltà (il "sogno" è quello di istituire la figura dell’educatore di strada). Ma il problema che da sempre denuncia chi abita e lavora nella zona non è mai stata la presenza di immigrati, peraltro perfettamente integrati nel tessuto sociale, scolastico o lavorativo, come ci tengono a sottolineare molti cittadini che hanno contattato il giornale. Il problema non è razziale. Il dramma dei residenti, peraltro con un’alta presenza di famiglie con bambini e di operatori del vicino ospedale, è la convivenza con il commercio di droga. Con gli episodi di violenza e aggressione. Con la paura ad uscire e rientrare a casa in determinate fasce orarie, il pericolo per i ragazzi che frequentano le scuole della zona e che il valore delle case possa scendere. Italiani o stranieri che siano. 
 
Ci raccontano che molte denunce vengono sminuite, che quando viene chiesto un controllo serrato sulla zona e sulle attività commerciali sospette, vengono fatti paragoni con le zone più degradate delle grandi città. “Su, non lamentatevi - hanno detto loro - ci sono zone nelle grandi città come Torino, Milano o Roma, dove il fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti è peggiore”.
 
Un’insegnante, Laura Vignali, ci ha raccontato di essere stata aggredita per aver chiesto ad uno spacciatore di andarsene da lì per la presenza di minori alle 15 del pomeriggio: una ragazza passandole vicino in bicicletta, è intervenuta nella discussione in difesa dello spacciatore accusando genericamente la donna in maniera tranchant: “Se loro spacciano è perché non li aiutiamo abbastanza, c’è razzismo e li trattiamo con sufficienza”. 
 
Non abbiamo bisogno di radical chic che ci insegnino a vivere - spiega Nicola, impiegato in ospedale e residente con la famiglia in via Pellico - qui per la maggior parte siamo persone che votano a sinistra ma la sinistra non ci rappresenta in città. Non abbiamo sicuramente problemi razziali nei confronti degli spacciatori, abbiamo bisogno di legalità, sicurezza e presenza delle forze dell’ordine. Mio figlio alle elementari ha numerosi amichetti originari di altri paesi con cui studia e gioca a casa serenamente. L’integrazione a Cuneo è un falso problema. Il problema è la delinquenza. Non posso mandare mio figlio da solo al supermercato sotto casa perché vedrebbe regolarmente il passaggio di pacchetti bianchi di droga dalla bocca di uno ad un altro”.

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