La violenza contro le donne ha tante forme. Quella più nota è la violenza fisica, insieme alla violenza sessuale. Ma ne esistono anche altre, più nascoste, meno conosciute ma molto diffuse, come quella psicologica e quella economica. I dati in Italia sono allarmanti. Secondo i dati Istat più recenti, pubblicati venerdì 24 novembre, i femminicidi quest’anno sono stati 106. Anche se è più probabile che siano 107, perché ai numeri del dipartimento della pubblica sicurezza (aggiornati al 19 novembre), si aggiunge il femminicidio di martedì 21 nelle Marche. Una situazione che, secondo il report di Istat, è “in linea con quanto rilevato negli ultimi tre anni”. Le chiamate al numero di emergenza 1522, secondo Save the Children, sono state 9.272 nei primi nove mesi del 2023, di cui 6.143 riguardavano donne vittime con figli.
Non sono disponibili dati recenti sulla violenza in Piemonte. Gli unici sono quelli del Telefono Rosa, l’associazione che si occupa di ascolto, accoglienza e accompagnamento nei confronti di donne vittime di violenza, che ha pubblicato i numeri del 2022 relativi alla città di Torino. L’associazione lo scorso anno ha accolto 780 persone, avuto la richiesta di 4.952 contatti nella sezione di aiuto online, via e-mail e social. I casi di donne vittime di violenza fisica sono stati 330, 345 quelli di violenza verbale e minacce, 236 quelli relativi alla violenza sessuale (compresi casi di revenge porn, obbligo di prestazioni sessuali umilianti o degradanti).
Si parla di “pandemia”, come se la violenza nei confronti delle donne fosse un allarme improvviso ma temporaneo. I dati dimostrano però che è un fenomeno radicato, che continua a perpetrarsi. In generale, “da alcuni anni, ormai, assistiamo a un continuo aggravamento delle diverse forme di violenza, con altissimi costi sanitari e sociali per le donne offese dalla violenza maschile. Risultano infatti 135 una sola volta, e 27 più di una volta, gli accessi al pronto soccorso (di Torino, ndr), mentre sono 46 le donne ricoverate in ospedale (nel Torinese, ndr) per una volta e 5 quelle ricoverate più di una volta”, si legge nel report dell’associazione Telefono Rosa.
Riguardo alla zona di Cuneo, non sono disponibili i dati di tutti i centri antiviolenza del territorio. Ma quest’anno, fino al 31 ottobre, si sono rivolte al centro antiviolenza 10A, che corrisponde alla zona di competenza dell’Asl Cn 1 esclusa Ceva, 188 donne. Sono dati parziali perché mancano quelli degli altri due centri antiviolenza (Bra/Alba e Ceva), ma riflettono la gravità della situazione. Inoltre, è noto che non tutte le donne che subiscono violenza hanno la forza o la possibilità di rivolgersi ai centri o agli organi competenti. Il dato, quindi, deve ritenersi decisamente superiore.
La violenza contro le donne è un fenomeno sociale che riguarda tutti e che, per questo, non può essere estirpato se non c’è il contributo di chiunque, uomini e donne, giovani e anziani. Per tale motivo in questo periodo, in particolare dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, si sta parlando di educazione affettiva nelle scuole. L’ambiente scolastico è il primo luogo, dopo l’ambito familiare, in cui poter insegnare il rispetto. Non è da confondere con lo studio della contraccezione o delle malattie veneree, è l’apprendimento di buoni modelli affettivi e sessuali, della sessualità in generale, del corpo, del consenso, delle diversità. L’Italia è uno dei pochi Paesi a cui manca questo insegnamento nelle scuole e le conseguenze sono evidenti.
Fino a quando non si agirà alla radice, studiando le conseguenze della mentalità patriarcale, non sarà possibile una rivoluzione. Se il cambiamento non parte dalle persone, se in famiglia si continuano a riproporre modelli tali per cui la donna è relegata in cucina e l’uomo decide, se sul posto di lavoro si accetta che le donne siano pagate meno e isolate in posizioni di subalternità, se si asseconda l’amico violento, possessivo, geloso, l’Italia continuerà sempre a fare i conti con un numero crescente di vittime. E allora ogni anno, il 25 novembre e l’8 marzo, continueremo a scrivere e leggere articoli di donne morte ammazzate, di stupri, di violenze, di aggressioni. E ogni volta non sarà mai l’ultima.