“Da bambino volevo fare il pugile e dopo il calciatore, ma quando ho capito che non mi convocavano e che tutti volevano farmi cantare nelle case dei parenti, in collegio, o in chiesa, allora ho deciso di fare il cantante”: con questo ricordo d’infanzia, condito dall’ironia tipica toscana, Andrea Bocelli racconta la sua storia ad una platea di oltre 2mila ragazzi, quella definita nell’occasione la “generazione delle idee”, delle scuole superiori di Cuneo. Al palazzetto dello Sport questa mattina sono presenti allievi del liceo scientifico-classico Peanom Pellico, degli istituti superiori Virginio Donadio, De Amicis, Grandis, Bonelli, Bianchi Virginio, Mario Delpozzo e del conservatorio Ghedini. Incantanti, attenti, con i telefonini in mano ad immortalare l’evento-incontro con l’artista internazionale che apre le celebrazioni per i 30 anni della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo: “Il talento è un dono per il quale dobbiamo ringraziare solo Dio, ma è anche un dovere che richiede responsabilità, tempo e lavoro”. Così Bocelli, accompagnato dalla splendida compagna di vita Veronica, fornisce la sua definizione di quella propensione a essere geniali che ha caratterizzato la sua vita privata e professionale. Il segreto della felicità del tenore fiorentino? “È fare nella vita quello che ci piace, ma se non sempre è possibile, allora fatevi piacere quello che fate”, ammette il cantante mentre ricorda che da ragazzo alla nonna alcune persone spiegavano che il nipote aveva una bella voce “ma che non avrebbe potuto fare altro che cantare qualche Ave Maria in chiesa. Il cantante di professione? Proprio no”. La storia di Bocelli è invece andata come tutti sappiamo, sicuramente grazie al talento che tutto il mondo ci invidia, ma con l’aggiunta di “determinazione, passione e sacrificio”.
A Cuneo l’artista fiorentino è stato preceduto sul palco dal giovane cantautore cuneese Matteo Romano e da alcuni giovani “talenti” provenienti da tutto il mondo e fatti crescere professionalmente e artisticamente dall’Andrea Bocelli Foundation (ABF) che, tra le altre cose, sostiene la formazione e l’istruzione dei ragazzi delle scuole di Haiti.
“Massimo, Eleonora, Serafino Clara, sono solo alcuni dei giovani, tra i 15 e i 30 anni, che studiano e lavorano con la fondazione grazie alle loro capacità artistiche e manageriale – spiega Laura Biancalani, direttrice dell’ABF -. Ma noi siamo solo un volano, il talento è tutto loro. E come per il Rondò dei talenti che la fondazione Crc sta realizzando a Cuneo per valorizzare le future generazioni, anche noi a Firenze abbiamo realizzato qualcosa di paragonabile e che abbiamo chiamato GlobalLab”.
Un talento a volte è evidente fin dalla nascita, come è successo al maestro Bocelli, o compare dopo, col tempo, e con lo studio viene coltivato e valorizzato. Dentro ognuno di noi c’è quella scintilla di specialità e dobbiamo lavorare tutti i giorni per raggiungere le vette più alte. Questo, in sintesi, il messaggio che è uscito da questa mattinata di festa delle idee e della musica. Presenti anche Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte, istituzioni cittadine e autorità, i vertici di Confapi, il padrone di casa Ezio Raviola, presidente della fondazione Crc con tutto il consiglio, insieme al presidente della Fondazione Crt Giovanni Quaglia che, nel suo saluto in apertura dell’incontro, sprona i giovani ad “osare sempre nella vita”. Che è quello che a modo suo ha fatto anche Matteo Romano che fin da piccolissimo aveva capito di avere un dono nella voce: “Ma solo dopo a studio e sacrificio, e alcuni video su tik tok come prima piccola vetrina, sono riuscito a farmi scoprire. Ma solo a Sanremo ho avuto la grande occasione per farmi conoscere. Non mi aspettavo che Virale piacesse tanto ed è stata una gioia – ricorda Romano - poi la grande emozione del duetto con Malika e Laura Pausini che mi ha fatto i complimenti da parte di sua figlia. Ancora devo rendermi conto di tutte le cose successe in appena un anno”. “Se deve ringraziare qualcuno - gli viene chiesto - sicuramente i miei genitori che mi hanno sempre sostenuto per studiare, crescere e raggiungere gli obiettivi che mi ero posto. Sono sempre al mio fianco”.
Dal palco del palazzetto di Cuneo, il maestro Bocelli ricorda i suoi primi palchi: “Lo scalino del camino di casa dove mi esibivo davanti a parenti e amici. Ma non è stato tutto facile. Avevo 35 anni quando ho potuto esibirmi sui primi palchi importanti. Non mi sono mai arreso. Il talento da solo non basta, richiede sacrifici e studio. Non sapete quante volte – dice ai ragazzi presenti - mia madre mi rimproverava perché voleva vedere più impegno come immagino succeda anche a voi”.