CUNEO - "Vorrei almeno sapere con quale programma e maggioranza Robaldo e sfidanti si presenteranno alle elezioni"

Le riflessioni di Livio Berardo, consigliere comunale di Bene Vagienna e consigliere provinciale negli anni '80, sulle prossime elezioni provinciali

25/08/2022 11:23

Riceviamo e pubblichiamo.
 
Il 25 settembre si vota anche per il nuovo presidente della Provincia. È un’elezione riservata ai consiglieri comunali. Una delle tante stravaganze della riforma chiamata Delrio, anche se chi la volle fu Matteo Renzi (con lui il vocabolo riformismo è diventato sinonimo di smontaggio delle cose che funzionano e costruzione di altre che non reggono), è la sfasatura fra l’elezione dei consiglieri e quella del presidente: come se questi, dal momento che gli schieramenti cambiano con i rinnovi delle amministrazioni comunali o per mutate alleanze, possa governare con maggioranze via via diverse, ma con il medesimo programma.
 
Per candidare un sindaco a presidente della provincia bisogna raccogliere le firme di almeno il 15% del corpo elettorale: un lusso che possono permettersi Pd o simil civico, il centrodestra e, forse, nella nostra realtà Azione.
 
Le indiscrezioni giornalistiche danno come favorito l’attuale sindaco di Mondovì Luca Robaldo. Di lui ricordo le infelici esternazioni giovanili sul fascismo e contro la resistenza, ma anche la fresca contiguità con Alberto Cirio, di cui è stato segretario in Regione.
 
Proprio nel momento in cui la Provincia, a mio avviso, dovrebbe aprire un deciso contenzioso con la Giunta di palazzo Lascaris, per la gestione sconsiderata di due fondamentali dossier: 1) l’autostrada Cuneo-Asti, il cui lotto Cherasco-Verduno rischia di venire bloccato, perché il concessionario, con l’avallo regionale, ha deciso di cambiare un percorso, già dotato di tutte le autorizzazioni ministeriali, con un altro, economicamente più conveniente per il costruttore, per il quale l’iter autorizzativo deve ricominciare da zero; 2) il nuovo ospedale di Cuneo, per il quale l’assessore alla sanità Icardi aveva sbandierato un finanziamento Inail, che non esiste e che ora si vuole sostituire con un project financing, sostenuto da un grande e non certo disinteressato costruttore. Icardi ha letteralmente preso in giro i sindaci di Cuneo e dintorni. Un rischio simile incombe sul nuovo ospedale di Savigliano-Saluzzo, ipotizzato al posto del ben più razionale ed economico Piano Magni di adeguamento delle strutture esistenti.
 
Nella scelta del presidente della provincia ho pochissime possibilità di incidere: sono amministratore in un comune di fascia B, anche se la sua superficie è uguale a quella di Alba o di Bra. ll mio voto, “ponderato”, conterà 1/5 di quello di un consigliere di Cuneo o ¼ della scheda di un collega di Savigliano o Fossano. Vorrei almeno sapere con quale programma (oltreché maggioranza) Robaldo ed eventuali sfidanti si presenteranno alle elezioni: come la pensino non solo su autostrada e nuovi ospedali, ma che cosa vogliano fare del Piano territoriale di coordinamento, invecchiato prima di essere attuato, inadeguato rispetto alle questioni del cambiamento climatico e della riduzione del consumo di suolo, completamente privo di risposte ai tentativi di costruire grandi poli logistici (dall’Interporto del monregalese, alla piattaforma Conad a Fossano, a quella Wine & Food nel braidese). Aggiungiamo l’ininfluenza del PT sulle zone a parco e alle connesse manomissioni, sulla programmazione urbanistica intercomunale, sulle strutture di distribuzione di una risorsa divenuta preziosissima, l’acqua. L’impegno dell’ente sulla viabilità è scontato, anche se la Provincia non possiede più la tecnostruttura d’eccellenza che le consentiva di realizzare il ponte strallato di Alba e ideare la superstrada Asti-Cuneo (molto più adattabile dell’autostrada in cantiere alle caratteristiche del nostro territorio) e oggi persino la manutenzione minuta o il taglio dell’erba sulle spallette sono dati in appalto a ditte esterne. E per inciso, mai che un reliquato stradale venga rinaturalizzato, recuperando terreno all’agricoltura o alla vegetazione.
 
Vorrei infine che la provincia avesse un ruolo propulsivo nel promuovere le aggregazioni più vaste di comuni nella gestione dei servizi, laddove una legge regionale sbagliata, la Maccanti del 2012, lascia agli umori del sindaco di turno la possibilità o meno di collaborare con il vicino. 
 
Fra i pochi consorzi di rango provinciale ancora in piedi a me sta particolarmente a cuore l’Istituto storico della resistenza. Dopo la fuoriuscita di alcuni comuni per puro pregiudizio ideologico è necessario un suo rilancio, il quale non può che passare attraverso la Provincia. Essa, per le modalità con cui l’Istituto è nato e cresciuto, è l’azionista di maggioranza relativa. Robaldo, se candidato, che impegni assumerà?
 
Livio Berardo, capogruppo della lista “L’altra Bene”, già consigliere provinciale negli anni ‘80
 

c.s.

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