Riceviamo e pubblichiamo l’intervento dell’associazione Libera sulla sentenza relativa al processo Momo, il primo procedimento per caporalato in provincia di Cuneo:
Come Coordinamento provinciale dell’associazione Libera contro le mafie esprimiamo il nostro apprezzamento per il grande lavoro svolto dalla Procura di Cuneo e dalle Forze dell’Ordine che ha portato in primo grado presso il Tribunale del capoluogo a condanne significative nell’ambito del primo processo in Granda per sfruttamento lavorativo e caporalato in agricoltura.
La condanna di 5 dei 7 imputati responsabili di aziende agricole di Lagnasco e Barge e del caporale che faceva da intermediario per reclutare la loro manodopera, segna il passo in un racconto diverso della nostra provincia.
In attesa di leggere le motivazioni che hanno portato alla sentenza, non possiamo non constatare che si tratti di un verdetto per nulla scontato, al quale si è giunti nonostante il tentativo delle difese e delle associazioni di categoria chiamate a testimoniare, di ridimensionare i comportamenti degli imputati, nel tentativo di ricondurre illeciti comprovati dal processo e riconosciuti poi dal giudice a reati di sola natura fiscale.
Grazie all’intensa attività della Procura di Cuneo, in base a indagini sistematiche, intercettazioni e testimonianze dirette di alcuni lavoratori coraggiosi, sono state raccolte e documentate prove che hanno portato a tracciare comportamenti illeciti messi in atto in modo sistematico, suffragati dalla condizione di bisogno (di un reddito, di rinnovare il permesso di soggiorno, di sfamare la famiglia lontana) di lavoratori che vivevano in condizioni di fragilità e marginalità economica e sociale.
Il fatto che siano stati riconosciuti come colpevoli non solo il bracciante che reclutava la manodopera, ma anche 4 su 6 degli imprenditori agricoli alla sbarra, secondo il Coordinamento provinciale di Libera, per quanto la sentenza non sia definitiva, resta comunque un fatto importante.
Questo verdetto mostra come il caporale non si “autocrea”: la sua figura e la sua funzione non potrebbero esistere se non vi fossero le condizioni che alimentano la sua “utilità” e il vantaggio che crea a chi vuole fare dello sfruttamento un modo per arricchirsi, alle spalle dei lavoratori e di un intero sistema produttivo.
Come Coordinamento provinciale di Libera rileviamo che molteplici elementi emersi nel corso del procedimento, che secondo la nostra rete, qualunque sarà la sentenza definitiva varrà la pena riprendere ed evidenziare, mostrano o perlomeno suggeriscono che dietro determinati comportamenti vi siano preoccupanti convenzioni, abitudini, modalità di trattamento dei lavoratori stagionali che delineano un ricorso all’illegalità come mezzo di semplificazione, di convenienza, di guadagno.
Preoccupa ancora di più la sottigliezza di un “caporalato grigio” tutt’altro che facile da dimostrare: il raggio di azione pare quello di una accettazione di comportamenti in realtà illegali, sotto l’egida del “così fan tutti”, se non addirittura nemmeno percepiti come illegali o perfino posti in essere quel tanto che basta da risultare “illegali ma non troppo”.
Come volontari della rete provinciale di Libera riteniamo importante anche il risarcimento ai lavoratori che, nonostante tutte le difficoltà, hanno deciso di presentarsi al processo come parte offesa e quello per le parti civili che, insieme a tanti altri attori del territorio, da anni si adoperano per far emergere questo odioso fenomeno.
Per la rete provinciale di Libera questa sentenza, seppur di primo grado e di cui andremo ad approfondire le motivazioni, rimane un traguardo importante per la nostra provincia, per i lavoratori stagionali del mondo agricolo, per le imprese che scelgono la legalità e per tutte e tutti noi in quanto cittadini e consumatori chiamati ad essere corresponsabili e a non ignorare come un prodotto arriva sugli scaffali e sulle nostre tavole.
L’attenzione alla vicenda umana e lavorativa dei braccianti agricoli stranieri e al destino produttivo del tessuto agricolo della nostra provincia ci impongono di non far venire meno l’attenzione su questo fenomeno, anche attraverso azioni di informazione, sensibilizzazione e prevenzione come quelle che insieme, i media, gli attori sociali, le istituzioni e le organizzazioni datoriali, sindacali, della distribuzione possono e dovrebbero mettere in atto.
Il Coordinamento provinciale di LIBERA CONTRO LE MAFIE Cuneo
con i suoi Presidi Libera Cuneo - Liberavoce, Libera Alba, Libera Saluzzo