Negli ultimi anni lo stabilimento Burgo di Verzuolo ha spesso occupato le pagine dei giornali, vuoi per l’abbandono della produzione di carta patinata (linea riconvertita ai cartoni per l’imballaggio), vuoi per le polemiche legate ai cattivi odori emessi dalla cartiera. E se la questione lavoro è superata - ad oggi l’azienda non fa uso di ammortizzatori sociali - e presenta un bilancio sano, il problema della puzza resta. Tant’è che giusto ieri, lunedì 28 giugno, l’Arpa ha dato notizia dei risultati delle quattro campagne di monitoraggio effettuate nel mese di maggio 2021 che hanno portato a conclusioni analoghe a quelle degli anni passati: “Confermata la presenza di fenomeni odorosi nuovamente più rilevanti, con valori che non si discostano da quelli rilevati nella stagione estiva del 2020”, scrive l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale.
Contemporaneamente a Verzuolo i vertici del Gruppo hanno aperto le porte dell’azienda ai giornalisti delle testate locali per esprimere il loro punto di vista sulle diverse questioni aperte.
Il direttore dello stabilimento Raffaele Marinucci, coadiuvato dal direttore HSE Valerio Forti e dal responsabile Marketing e Comunicazione Thomas Krawinkler, ha accolto i cronisti negli uffici della Burgo spiegando le fasi che hanno portato al processo di riconversione industriale. “Il calo strutturale della domanda di utilizzo di carta per usi grafici, passata dai 3,9 milioni di tonnellate del 2011 ai 2,2 milioni di tonnellate nel 2020 (-44%) unitamente all’accelerazione della domanda di packaging, che nello stesso tempo è passata da 5,6 milioni a 6,4 milioni di tonnellate (dati Assocarta n.d.r.) hanno determinato un processo di riorganizzazione produttiva del settore” ha spiegato Marinucci. Insomma, “colpa” dell’avvento dell’informazione online e della conseguente crisi della carta stampata, ma il Gruppo ha saputo rilanciarsi nel mercato degli imballaggi e le cose sembrano andare benone: nel 2020 Burgo ha venduto 1,8 milioni di tonnellate di carta, generando un valore economico pari a 1.332 milioni di euro. Nell’occasione è stata sottolineata l’ambizione del Gruppo, che ha avviato un progetto di ‘economia circolare’ volto a un miglior bilanciamento della carta da riciclare. Tra i piani avviati anche un miglioramento della sostenibilità energetica, con consumi in netto calo dal momento della riconversione.
I manager non si sono sottratti alle domande sui cattivi odori, premettendo che “un’azienda che vive il territorio non vuole creare molestie olfattive, siamo pronti a collaborare con la popolazione”. Su questo filone s’inquadra il lancio di una mappatura delle segnalazioni, che verrà confrontata con le rilevazioni di ‘sentinelle’ attive dal prossimo mese di luglio fino a settembre. Va detto che al momento, anche alla luce delle rilevazioni effettuate dall’Arpa, il problema persiste, ma la disponibilità dell’azienda a risolverlo c’è: “Nel frattempo ci stiamo portando avanti su altre strade” ha detto Marinucci. Il gruppo Burgo ha poi fornito i documenti riguardanti il presunto rischio di contagio da legionella, che pare più una boutade messa nel calderone delle polemiche che un pericolo vero e proprio, tant’è che non si sono mai verificati casi di legionella in azienda.
La via intrapresa dalla Burgo è quella delle ‘porte aperte’: dopo l’iniziativa di ieri rivolta alla stampa, giovedì 1 luglio alle 20.30 all’interno dello stabilimento si terrà un’incontro pubblico con i cittadini di Verzuolo.