Il consigliere regionale di Saluzzo
Paolo Demarchi (Lega) prende posizione rispetto alla
manifestazione organizzata per questo giovedì, 4 agosto, da “Enough is enough-Braccianti in lotta Saluzzo” per protestare contro la Confagricoltura, la Coldiretti e la Questura di Cuneo. Riceviamo e pubblichiamo le sue dichiarazioni.
Da esponente politico del territorio ma anche e soprattutto da imprenditore del settore agricolo posso affermare senza timore di smentita che il contesto descritto dai braccianti con tanto di comunicato stampa (sic!) è quanto mai lontano dalla realtà dei fatti. Partiamo dalla condizione di supposto sfruttamento ai quali sarebbero sottoposti: falso, come dimostrato dai dati desunti dai controlli effettuati in queste settimane dall’Ispettorato del Lavoro. Le aziende del Saluzzese operano nella più completa regolarità, confermando di essere gestite da imprenditori onesti che hanno a cuore innanzitutto il rispetto della legge e degli standard di sicurezza dei loro dipendenti. Altro che caporalato, insomma.
Secondo punto, le condizioni abitative. Anche qui il quadro tratteggiato da ‘Enough is enough’ è lontano anni luce dalla verità. Nella quasi totalità dei casi, infatti, i frutticoltori garantiscono non solo un alloggio più che dignitoso alle loro maestranze, ma pagano di tasca loro anche i costi legati alla luce e al gas. Un impegno del tutto volontario, in quanto non vincolato da alcun obbligo di legge. Anche la Regione ha fatto la sua parte, stanziando più di 110mila euro per reperire ulteriori soluzioni residenziali.
È evidente che dietro alla protesta di giovedì ci sia un’abile regia che vuole alzare il livello dello scontro sociale. Passi che i braccianti possano contare su una struttura capace addirittura di garantire loro i servizi di un ufficio stampa, ma è abbastanza sospetto che la manifestazione sia organizzata alle 9 del mattino, ovvero nell’orario di punta del pieno della stagione della raccolta delle pesche. E’ il palese tentativo di sindacalizzare decine di immigrati che, pure in un momento in cui la richiesta di manodopera è al massima, preferiscono rifiutare un lavoro regolare e retribuito, per deliberata scelta o perché privi dei documenti per vivere legalmente sul territorio italiano.