Riceviamo e pubblichiamo:
Si è molto parlato nei giorni scorsi della Porta di Valle di Brossasco e del bando per la sua gestione che non ha ricevuto nemmeno un’offerta. Ma un tema così importante merita un sincero approfondimento: il primo di natura politica. La domanda che mi pongo è la seguente: “Questi progetti di sviluppo turistico sono veramente quello che serve al nostro territorio?”. Per anni abbiamo ascoltato l’importanza assoluta e fondamentale della Porta di Valle propagandata dall’Unione Montana Valle Varaita e per anni abbiamo sentito parlare di circolo virtuoso del turismo, di visioni comuni, di coordinazione, dell’essere uniti e che da soli non si va da nessuna parte. Il risultato politico è che da sola è rimasta proprio l’Unione Montana Valle Varaita, con le sue convinzioni e le sue favole che non hanno incantato nessuno eccetto loro stessi.
Il secondo aspetto da approfondire è il bando di gara e il capitolato per l’aggiudicazione della gestione della Porta di Valle. Nelle innumerevoli condizioni, obblighi, vincoli, divieti, regole, “regolette” e indicazioni, un paio di articoli lasciano veramente di stucco il potenziale interessato. La prima è che il canone annuo di euro 8.008,00 non è da corrispondere all’Unione Montana Valle Varaita, ma bensì al precedente gestore. Il secondo punto critico è che le attività devono essere coordinate con un tour operator scelto non dall’Unione Montana Valle Varaita o dal gestore stesso, ma dal Comune di Saluzzo.
L’Unione Montana Valle Varaita, invece, di tutelare gli interessi dell’ente e dei cittadini, prevede addirittura nel bando di non incassare dal nuovo gestore il futuro canone annuo dell’immobile di sua proprietà disponendo che debba essere percepito dal precedente gestore. Il fatto che quest’ultimo abbia abbandonato la Porta di Valle prima della scadenza contrattuale dovrebbe (a rigor di logica) generare, al massimo, una penale a suo carico!
Poco cambia che tale clausola fosse prevista già nel contratto di assegnazione del 2006. La verità che sta sotto gli occhi della popolazione è che un bene pubblico non genererà nessun beneficio per la collettività, ma andrà ad arricchire un privato.
Altro punto estremamente controverso è il fatto che poi il gestore che subentrerà non sarà libero di operare le proprie scelte imprenditoriali, ma dovrà sottostare a quelle del Comune di Saluzzo. Questo passaggio mette ancora più in risalto quanto questo bando fosse sbagliato sin dall’inizio.
Forse sarebbe il caso di ripensare completamente l’utilizzo di queste strutture, rendendole appetibili agli imprenditori, lasciandogli libertà di agire, senza essere costretti a parlare con un ente, pagare un privato che non c’entra nulla, e farsi dettare l’agenda da un altro ente ancora.
Ecco a che punto siamo arrivati nell’ottica che da soli non si va da nessuna parte.
Paolo Amorisco
Sindaco di Brossasco