Riceviamo e pubblichiamo l'intervento del sindaco di Saluzzo Mauro Calderoni e della consigliera regionale Monica Canalis sul ddl regionale Allontanamento zero, in risposta a quello inviato dal consigliere regionale Paolo Demarchi:
Gentile Direttore,
Innanzitutto va ricordato che quella del Partito Democratico non è l’unica voce di opposizione al Disegno di Legge regionale “Allontanamento zero”. Si stanno infatti alzando molte altre voci di contrarietà: quella delle associazioni di famiglie affidatarie, delle Camere Minorili, dell’Associazione dei magistrati per i minorenni e per la famiglia, di CGIL, CISL e UIL del Piemonte, dell’Ordine degli psicologi, degli assistenti sociali e degli avvocati, dell’Alleanza delle cooperative, della Procuratrice Emma Avezzù, dell’incaricato regionale per la tutela dei minori della Conferenza Episcopale piemontese, di 80 docenti universitari, della Città Metropolitana di Torino, di molti Comuni, tra cui Torino, Cuneo, Verbania, Savigliano, Bra, Saluzzo, Pinerolo, Chieri, ecc.
La proposta Caucino si basa sul convincimento errato che in Piemonte ci siano troppi allontanamenti, fatti con troppa facilità e per ragioni esclusivamente economiche ed è arrivata dopo la tempesta mediatica dei fatti di Bibbiano. In realtà in Piemonte non ci sono stati casi Bibbiano e, anzi, la nostra Regione è considerata un punto di riferimento nazionale per la tutela dei minori.
A fine 2020 erano seguiti dai servizi sociali piemontesi 55.618 minori (su una popolazione minorile totale di 632.541, l’8.79%). Di questi, 1.435 risultavano allontanati (al netto dei Minori Stranieri Non Accompagnati, dei minori che vivono in comunità mamma-bambino e dei minori affidati a parenti). Gli altri erano seguiti nella loro famiglia, a dimostrazione del fatto che l’allontanamento è l’extrema ratio, come previsto dalla legge nazionale, e quasi tutti i minori sono seguiti nella famiglia d’origine. Nessun allontanamento è poi motivato da ragioni esclusivamente legate alla povertà materiale, a cui si provvede con i sussidi già esistenti. Per il Piemonte è quindi sbagliato parlare di “allontanamenti facili”, in numero eccessivo o motivati dalla povertà economica, ma piuttosto si riscontra una maggiore attenzione alla protezione dei minori, che porta, ove possibile, alla realizzazione di progetti di prevenzione ed accompagnamento dei genitori in difficoltà e, ove non possibile, all’allontanamento temporaneo del minore, al solo scopo di garantirgli protezione.
Invece di denigrare il lavoro dei giudici e degli assistenti sociali, arrivando ad accusarli di conflitto d’interessi come fa il consigliere Demarchi, dovremmo preoccuparci piuttosto del fatto che quasi il 9% della popolazione minorile piemontese sia presa in carico dai servizi, a riprova della diffusione e trasversalità del disagio minorile. Oggi le problematiche emergenti, che toccano tutte le classi sociali, sono le separazioni conflittuali, la fragilità psichica o legata alle dipendenze dei genitori e il background migratorio. La realtà è più frammentata e sofferente che in passato, per cui non si può liquidare frettolosamente l’alto numero di allontanamenti piemontesi come frutto di inefficienze o peggio di irregolarità.
I dati del consorzio Monviso Solidale sono i seguenti: al 31.12.2020 c’erano 37 minori in affido eterofamiliare, 32 minori in affido intrafamiliare e 36 minori ospitati in comunità residenziale. Questi numeri comprendono anche i minori stranieri non accompagnati, che tecnicamente non sono stati oggetto di un provvedimento di allontanamento.
“Allontanamento zero” significa, specialmente nei casi gravi, zero protezione. Caucino propone di fornire direttamente alle famiglie un ulteriore contributo economico per evitare l’allontanamento del figlio, ma le dipendenze dei genitori si risolvono forse con un contributo? La violenza si elimina con del denaro? Il maltrattamento si cancella con un reddito aggiuntivo? Bisogna semmai dare più soldi ai servizi sociali, educativi e sanitari, potenziando soprattutto i consorzi più deboli, dove si fa meno prevenzione sui nuclei familiari di origine straniera o con disabilità, dove c’è meno integrazione socio sanitaria e con la scuola e meno operatori (non solo assistenti sociali, ma anche psicologi, neuro psichiatri infantili, educatori, logopedisti ecc). Purtroppo invece il Ddl Caucino è a saldo zero e antepone i diritti dei genitori a quelli del bambino.
Finchè ci saranno liste d’attesa di mesi per una visita dal neuropsichiatra infantile o dallo psicologo, le famiglie non verranno veramente aiutate. Queste carenze rischiano in molti casi di rendere gli allontanamenti non tanto eccessivi, quanto tardivi. Ogni bambino ucciso o maltrattato è un fallimento della società. Ecco perché in Piemonte è sbagliato parlare di “allontanamento zero”. Tante piccole vittime di infanticidio sarebbero vive e tanti bambini e ragazzi sarebbero cresciuti in un contesto sereno, se i servizi fossero stati messi in condizione di intervenire in tempo. Potenziamo i progetti e i servizi, per garantire un maggior accompagnamento alle famiglie fragili piuttosto.
Sulla tutela dei minori dovremmo unirci e non dividerci, soprattutto in un momento in cui stanno arrivando tanti minori soli dall’Ucraina, che dovranno essere dati in affido. Per questo chiediamo all’Assessore Caucino di ritirare un testo così divisivo e di avviare un tavolo di lavoro bipartisan per redigere ciò che serve in Piemonte: non una nuova legge in contrasto con quella nazionale, ma un Piano per l’Infanzia e l’Adolescenza, che metta nuove risorse e investa sui servizi.
Monica Canalis, vice segretaria Pd Piemonte e consigliera regionale
Mauro Calderoni, segretario del Pd cuneese e sindaco di Saluzzo