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Paragonare Saluzzo e il Saluzzese all’Alabama schiavista di più di cent’anni fa, prima della Guerra Civile americana, dove la gente che raccoglieva il cotone veniva trattata drammaticamente come una proprietà e considerata poco più degli animali, è semplicemente aberrante e inaccettabile perché completamente lontano da quella che è la realtà. È infamante per tutto il comparto frutticolo e per la città: Coldiretti Cuneo è al fianco di tutte le aziende agricole, al Sindaco di Saluzzo, a tutti gli altri Sindaci ed Istituzioni del territorio che, giustamente, si sono sentiti vessati da ingiurie, falsità infamanti e accuse tanto gravi. A tutti loro un ringraziamento per tutto il lavoro svolto insieme in materia di accoglienza nel corso degli anni”. È quanto ha dichiarato
Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo, commentando un articolo pubblicato il 24 giugno dal magazine online
Kulturjam intitolato
“Lo schiavismo a Saluzzo, versione piemontese dell’Alabama”.
Prosegue il comunicato: “Storicamente il Saluzzese ha una lunghissima tradizione di accoglienza verso i lavoratori nelle campagne che inizia nel dopoguerra quando i valligiani scendevano dalle nostre montagne per trovare un lavoro in campagna con cui poter riscattare la propria esistenza. In seguito arrivarono dal nostro Sud e poi nel nuovo scenario i lavoratori dell’Est Europa. I toni dell’articolo sono sconsiderati. Parlare di schiavitù a Saluzzo e disegnarla come una baraccopoli è assurdo: è un paragone ignobile che danneggia l’immagine di una terra di imprenditori onesti: un tentativo vergognoso di deformare e distorcere completamente la realtà in modo assolutamente tendenzioso, per secondi fini, a noi sconosciuti, che nulla hanno a che fare con la tutela del lavoro e dei lavoratori. La verità è che l’aerale saluzzese rappresenta un modello d’esempio da seguire per molte altre realtà nel nostro Paese e non solo. È ora di smettere di strumentalizzare il ruolo fondamentale delle aziende frutticole che, anche in un frangente tanto delicato come questo, offrono da decenni lavoro a migliaia di stagionali senza mai sottrarsi al tema dell’ospitalità. Parlare di schiavitù nei nostri territori è pura follia: Coldiretti è da sempre favorevole ai controlli volti a contrastare il lavoro in nero e lavoriamo direttamente in stretta sinergia con l’Osservatorio Agromafie per assicurare e creare le condizioni di lavoro dignitose e legali ai braccianti. Il saluzzese è un tessuto imprenditoriale sano, che resiste con tenacia e serietà alle già gravi problematiche del comparto frutticolo che si protraggono da ormai molti anni alle quali quest’anno si è aggiunto il drastico calo di produttività per le gelate di inizio aprile. Quella di cui si dovrebbe parlare e affrontare è l’unica forma di caporalato che non conosce crisi: quella che colpisce direttamente i frutticoltori, vale a dire lo sfruttamento vergognoso da parte di chi riconosce loro dei prezzi insufficienti persino a coprire i costi di produzione, con liquidazioni ritardate a 200 o 300 giorni dalla raccolta”.
“Il 90% dei braccianti extracomunitari, stiamo parlando di circa 4800 persone – aggiunge Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – trova sistemazione direttamente presso i produttori agricoli, che provvedono in autonomia a realizzare alloggi in cui ospitarli con risorse proprie e con pochi altri aiuti. In più Coldiretti Cuneo dal 2013 allestisce due campi per rispondere ai bisogni alloggiativi dei braccianti extracomunitari in possesso di regolare contratto e mettendo loro a disposizioni anche dei mediatori culturali. Anche per quest’anno stiamo mettendo di nuovo a punto un progetto di sistemazione abitativa e integrazione compatibile con la situazione contingente di emergenza sanitaria, che prevederà il posizionamento di strutture mobili in azienda per consentire la vicinanza dei braccianti al luogo di lavoro, riducendo notevolmente la pressione sociale e garantendo il rispetto delle regole di distanziamento sociale”.